Papa Francesco ha presieduto regolarmente la veglia pasquale ieri sera a San Pietro. Non c’è stato quindi il temuto bis di quanto accaduto venerdì sera, quando il pontefice all’ultimo minuto ha rinunciato a partecipare alla Via crucis al Colosseo, dando retta ai medici, che avevano consigliato a Bergoglio, reduce da una bronchite, di restare a casa per evitare ricadute e rischiare di saltare gli appuntamenti di Pasqua.

Così ieri sera Francesco si è presentato puntuale alle 19.30 nell’atrio della basilica per la benedizione del fuoco – primo momento della celebrazione – e per il resto della veglia. Nell’omelia, incentrata sul racconto evangelico della risurrezione, anche una riflessione sulla guerra, prendendo spunto dalla «pietra tombale» davanti al sepolcro di Gesù: uno dei tanti «macigni di morte» che vediamo «nei muri di gomma dell’egoismo e dell’indifferenza, che respingono l’impegno a costruire città e società più giuste» e «in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra».

La guerra era stata evocata dal pontefice anche durante la Via crucis al Colosseo di venerdì. Bergoglio, come detto, non ha partecipato al rito, seguendolo a distanza dal Vaticano, ma per la prima volta ha voluto scrivere personalmente le meditazioni per le quattordici stazioni della Via crucis. L’ottava in particolare è stata dedicata alla «follia della guerra», ai «volti di bimbi che non sanno più sorridere» e alle «madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare». Inevitabile pensare alla tragedia di Gaza.

E un forte appello alla pace verrà rilanciato questa mattina dal papa nel tradizionale messaggio Urbi et Orbi dalla loggia centrale della basilica di San Pietro: pace in Palestina, in Ucraina e in tutti i luoghi del mondo in cui si combatte.