L’Italia, insieme alla Grecia, sono gli unici paesi europei a non avere una legge sull’educazione sentimentale nelle scuole. In un paese che registra un aumento continuo dei femminicidi e delle violenze sulle donne, dove è sensibili e ampiamente riconosciuto l’aumento delle discriminazioni di genere, l’omofobia, il bullismo qualcosa tuttavia si è mosso. La crescita del movimento per l’educazione alle differenze nelle scuole ne è la prova: la società italiana – e chi vive in prima persona la scuola: docenti, genitori, studenti – è pronta. Lo dimostra il successo dei laboratori, dei progetti delle associazioni con gli enti locali, la disponibilità di dirigenti scolastici illuminati, la richiesta di partecipazione, nonostante la feroce campagna degli ideologi del «gender» nata in coincidenza con la discussione parlamentare sulle unioni civili e la step child adoption.

Qualcosa si muove anche a livello istituzionale. Tre anni fa il parlamento ha votato la Convenzione di Istanbul che, all’articolo 14, chiede di inserire l’educazione all’affettività (prima si chiamava educazione sessuale) nelle scuole di ogni ordine e grado. Nella «Buona Scuola» è stato approvato un emendamento che ha impegnato il governo a promuovere l’educazione alla parità di genere e la prevenzione alla violenza e a tutte le discriminazioni. Una decisione che ha sollevato un vespaio contro la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini che, proprio l’anno scorso, ha ribadito che l’educazione sentimentale non ha nulla a che vedere con «l’ideologia del gender» e con le falsità che di solito vengono accreditate dai suoi inventori: indottrinamento ideologico, sponsorizzazione dell’omosessualità e transessualità, addirittura la masturbazione dei bambini.

A ottobre il ministero varerà «le linee guida per l’educazione all’affettività». «Sarà un tema obbligatorio» ha detto la ministra. Dovrebbero essere previsti alcuni principi per un progetto educativo che le scuole potranno tradurre in diversi tipi di attività. Per la formazione degli insegnanti sono stati stanziati 40 milioni all’anno. «Aspettavamo con ansia e salutiamo con interesse la notizia, sicuramente ne abbiamo bisogno – afferma Monica Pasquino, presidente dell’associazione Scosse, tra le protagoniste del movimento per l’educazione alle differenze- Avevamo chiesto di partecipare al tavolo di discussione delle linee guida ma non ci è mai pervenuta neanche una risposta formale di rifiuto. Speriamo che sia una proposta coraggiosa ed efficace, capace finalmente di mettere a tacere gli oscurantismi e gli ideologi del gender».

Qualcosa si muove dunque.Sono in corso le audizioni alla Commissione Istruzione e cultura alla Camera. Tutte le forze politiche hanno depositato proposte di legge sull’argomento. La prima è stata quella di Celeste Costantino (Sinistra Italiana) ad agosto 2014. La seconda dal Pd, prima firmataria Valeria Fedeli, vice presidente del Senato. Ci sono anche quelle di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle. «In questi anni ho fatto più di 100 iniziative in tutto il paese e ho avuto riscontri eccezionali di partecipazione e interesse da parte delle docenti. Le associazioni sono coraggiose e bravissime. Quello dell’educazione sentimentale nelle scuole è un mondo più largo di quello che pensiamo: il paese è pronto, è solo la politica che latita ed è in forte ritardo – sostiene Celeste Costantino – Quando è iniziata la discussione sulle unione civili, con la campagna del gender, gli spazi di azione si sono annullati. Non ci speravo più che la discussione fosse incardinata. Purtroppo sono arrivati gli aumenti esponenziali dei femminicidi. E questo ha riportato d’attualità il discorso sulla prevenzione tra cui l’educazione sentimentale». La proposta di legge della sinistra prevede la formazione degli insegnanti dalla materna in poi, un lavoro sui libri di testo pieni di stereotipi sui ruoli che vengono inculcati sin dalla più tenera età. Mira al coinvolgimento dei centri antiviolenza e delle associazioni. E propone un’ora settimanale dedicata. «Mi dispiace che la ministra Giannini abbia escluso in maniera preventiva questa ora – aggiunge Costantino – Su questo dovrebbe invece esprimersi il parlamento».

«Il tema dell’educazione alle differenze è entrato l’anno scorso nella buona scuola, lo considero un primo risultato della mia iniziativa legislativa, in accordo con il governo – sostiene la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli – Sono molto affezionata a quel comma e mi auguro che le linee di guida annunciate per ottobre lo applichino correttamente. Rappresentano un’innovazione nella costruzione di una cultura del rispetto delle differenze. Il suo valore consiste nel portare nelle scuole una cultura di pace in una società dove si vuole dividere e dominare. Rispetto alla proposta Costantino, non sono contraria all’ora dedicata all’educazione alle differenze, preferisco che sia trasversale a tutte le materie. La mia proposta si sofferma sui libri di testo e sulla battaglia contro gli stereotipi di genere. In ogni caso abbiamo gli stessi obiettivi. Alla base dei provvedimenti in discussione vi sono obiettivi trasparenti e assolutamente condivisibili da tutti. È questo l’unico modo serio, concreto, di fare prevenzione». «Credo sia necessario armonizzare la nostra legislazione a quella europea. Questo è un punto a cui tengo molto. Penso che si debba creare un confronto pubblico, articolato e serio per ottenere questa legge. So che è complesso, è possibile che avremo nuove crociate «No Gender». Ma questa è una battaglia di civiltà, in Italia c’è molta poca conoscenza di cosa abbiamo votato con la convenzione di Istanbul. Basterebbe tradurre le sue norme in tutti gli strumenti formativi, tra cui i libri di testo, nella preparazione degli insegnanti e poi coinvolgere i genitori, come del resto prevede anche la “buona scuola”. Se vogliamo contrastare la violenza contro le donne va coinvolta tutta la società».