Tra gli esempi più classici degli effetti nefesti del Jobs act sulla qualità dei contratti c’è il fenomeno esponenziale delle esternalizzazioni. Per risparmiare le imprese appaltano un servizio interno con un bando esterno: il numero dei lavoratori diminuisce così le loro condizioni salariali e normative.
Il caso del Contact Center di Infocamere – azienda pubblica di proprietà del sistema Camere di Commercio che gestisce il Registo delle imprese con i dati di tutte le imprese italiane – è uno dei più «vergognosi». Perché portato avanti durante il mese di agosto con un ricatto fortissimo, il mancato rispetto delle relazioni sindacali, l’uso di contratti pirata e perfino di un sub-appalto.
Anche mercoledì i 90 lavoratori che erano a InfoCamere anche dal 2010 suddivisi equamente tra Padova e a Roma hanno protestato sotto le sedi delle locali Camere di Commercio ottenendo solamente vaghe promesse.
I 90 lavoratori – circa 40 somministrati e 50 tempi determinati – si sono visti mettere davanti un contratto con un taglio del salario del 40 per cento. Avevano il contratto da metalmeccanici (e già questo è una stranezza per chi lavora in un contact center) e ora avranno, a Padova, quello delle cooperative sociali dalla cooperativa sociale Giotto e, a Roma, il contratto servizi firmato dalla sola Cisal, un’organizzazione sindacale famosa solo per firmare accordi favorevoli alle imprese (7 euro di paga oraria complessiva) e utilizzato dalla Credit 2 Cash che ha subbalpato ulteriormente all’agenzia interinale Idea Lavoro che assumerà i lavoratori con contratto in somministrazione.
«Questa vicenda è particolarmente grave per due ragioni – spiega Claudio Treves, segretario generale del Nidil Cgil – la prima è che Infocamere si è rifiutata di riceverci fino a mercoledì, la seconda è che l’appalto apporta una riduzione salariale e normativa pesantissima, aggravata ulteriormente dal subappalto nel caso di Roma. La lotta andrà avanti, speriamo che Unioncamere batta un colpo», conclude.