Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment hanno presentato alla stampa ieri al Senato la loro proposta di legge quadro sul clima. «Il nostro è uno dei pochi paesi europei a non avere una legge sul clima – sostengono i promotori – sebbene le associazioni ambientaliste la chiedano da anni». Le associazioni auspicano «un appoggio largo ad un testo di legge quadro che dia un orizzonte, un percorso e strumenti di governance per contrastare la crisi climatica e programmare la riduzione dei gas serra, a partire dalla CO2, come è avvenuto per esempio nel Regno Unito nel 2008 con il Climate Change Act».

Il ddl propone, sulla base degli accordi di Parigi, l’obiettivo inderogabile della neutralità climatica al 2050 e due obiettivi intermedi al 2030 e al 2040, indispensabili per il raggiungimento del traguardo finale. Si prevede anche l’istituzione di un organismo consultivo indipendente, il Consiglio scientifico del Clima, composto da esponenti del mondo scientifico a supporto delle scelte del governo. Il Consiglio propone all’esecutivo il carbon budget, il cui meccanismo prevede il bilancio delle emissioni di carbonio totale aggiornati per ciascun settore e costantemente monitorati. E poi c’è l’ipotesi di un Piano di azione sul clima, strumento pensato per coordinare e allineare a tutti i livelli le varie politiche per il contrasto al cambiamento climatico. La legge prevede anche forme di partecipazione, tra di esse l’istituzione di un’assemblea dei cittadini e una delega per la riforma complessiva del sistema fiscale, a cominciare dalla questione dei sussidi ai combustibili fossili, che l’Italia si è impegnata con il G7 a eliminare entro il 2025.

Alla presentazione della legge c’erano i parlamentari Michele Fina (Partito democratico), presidente dell’intergruppo parlamentare sulle politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici, Andrea De Priamo (FdI), Giulio Cesare Sottanelli (di Azione), Antonio Salvatore Trevisi (Movimento 5 Stelle) e Angelo Bonelli (Avs).

Ora deputati e senatori dell’intergruppo sui cambiamenti climatici avranno il compito di ottenere un testo base da offrire al dibattito prima nelle commissioni competenti e poi in aula. «Sarà poi l’iter parlamentare ad arricchire ed emendare tale testo base – dicono le associazioni – con il contributo di tutti coloro che oggi esprimono apprezzamento per l’iniziativa e di coloro che si aggiungeranno strada facendo. Il che non è affatto scontato: già nel 2021 si fece un tentativo che finì in un nulla di fatto. Il ddl è stato ripresentato in questa legislatura, nello scorso mese di maggio. Gli ambientalisti questa volta auspicano un «appoggio largo ad un testo di legge quadro che contenga pochi ma decisivi elementi per incardinare la crisi climatica tra i metri di giudizio che informeranno le decisioni oggi e in futuro».