Piazza Santa Croce è di nuovo bella piena. Ma questa volta a prendersi la scena non è un ex comico oggi capo di Stato che chiama alla terza guerra mondiale. Oggi i protagonisti sono ragazze e ragazzi di non più di trent’anni, scesi a manifestare perché il mondo che stanno avendo in eredità è, ai loro occhi, un teatro dell’assurdo nel quale le emergenze climatiche, ambientali e sociali vengono sempre dopo il profitto, il riarmo, la guerra. Un mondo ripugnante, che va cambiato. «In questa piazza due settimane fa è stata invocata la no fly zone – ricorda così l’operaio Dario Salvetti alla testa di un corteo infinito – e allora riempiamola di nuovo questa piazza, una piazza di vita, di pace, di lavoro».

Una piazza che, ricorda a sua volta una giovanissima portavoce dei Fridays for Future dalla scalinata della basilica, palco naturale di una manifestazione di popolo che conta 20-25mila persone, fa paura: «Facciamo paura, perché anche solo la possibilità di battersi per un nuovo sistema di vita e di relazioni è terrorizzante, agli occhi di chi sostiene che viviamo nel migliore dei mondi possibili».

GLORIA al Collettivo di Fabbrica Gkn, che da una singola ancorché importante lotta operaia è riuscito a farsi catalizzatore di una insorgenza generalizzata e senza barriere di età. Nella quale gli under 20, che hanno visto due di loro morire nel cosiddetto format «scuola-lavoro», marciano fianco a fianco con i fratelli e le sorelle maggiori che il lavoro ce l’hanno ma hanno sempre paura di perderlo perché precario. Con le esperte tute blu delle fabbriche, dalla Dana Graziano di Rivoli alla Pasotti di Brescia, dalla Sanac di Massa all’Electrolux di Susegana, dalla Caterpillar di Jesi alla Tim «unica e pubblica», che vivono sempre appesi a un filo perché nati in un paese dove chiedere una regia di politiche industriali adeguate e all’altezza delle evoluzioni tecnologiche equivale a bestemmiare. «Fine del mondo, fine del mese, stessi colpevoli stessa lotta», sintetizzano efficacemente i centri sociali marchigiani.

GIÀ ALLA PARTENZA del corteo, all’inizio del Parco delle Cascine, la sensazione è quella di trovarsi in una manifestazione monopolizzata dai giovani. E’ l’effetto Fridays for Future, amplificato dal lavoro molecolare nella società che ha visto il Collettivo di Fabbrica muoversi da un capo all’altro della penisola, invitato a raccontare quello che stava succedendo a loro, e chiamando a unire le lotte e le rivendicazioni. «Chi veniva a portarci solidarietà – tira le somme Matteo Moretti, il più “vecchio” delegato Fiom Cgil dell’allora Gkn – aveva anche lui bisogno».

LA SINTESI delle organizzazioni studentesche, dagli Studenti di Sinistra dell’ateneo fiorentino a Link Coordinamento Universitario, Unione degli Studenti e Rete della Conoscenza, ben focalizza il perché di una presenza massiccia: «Dopo le piazze di ieri, oggi siamo al fianco della battaglia iniziata dai lavoratori della Gkn, che hanno sollevato un tema fondamentale profondamente legato alla questione climatica: dobbiamo cambiare radicalmente il nostro sistema di produzione, in una direzione di sostenibilità ecologica, economica e sociale. E nei luoghi del sapere occorre avere un approccio critico e saper immaginare e studiare delle alternative all’attuale sistema. Se gli studenti di oggi saranno i lavoratori di domani, non possiamo permettere che il modello di lavoro nel quale ci inseriremo sarà ancora inquinante e precario».

LA SALDATURA fra difesa dell’ambiente planetario e difesa dei più elementari diritti sociali e del lavoro è ulteriormente cementata dall’escalation delle spese militari a scapito di quelle sociali. Il sempreverde striscione «Firenze città aperta ripudia la guerra» sfila così insieme a quelli del sindacalismo di base, dall’Usb ai Cobas in tutte le declinazioni e ai Cub, fino alla Flc Cgil dell’ateneo fiorentino. «La maggioranza del paese è contro la guerra, contro il riarmo e contro l’invio di armamenti – osserva un delegato Fiom Cgil della Pasotti – ma il Parlamento non lo capisce». Non mancano gli attivisti dell’Arci, così come il Coordinamento per la democrazia costituzionale e Unponteper.

CONTRO la guerra, il riarmo e l’invio di armamenti sono anche le forze politiche che sfilano in coda, dopo la Federazione anarchica dell’empolese valdelsa con la sua storica bandiera nera, e i centri sociali del nordest con il loro impeccabile striscione «Dalla fabbrica alla scuola, la lotta è una sola». C’è il corposo spezzone di Rifondazione comunista dove si intravedono Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero, il consigliere comunale fiorentino Dmitrji Palagi con l’altra consigliera Antonella Bundu, e la parlamentare Simona Suriano di ManifestA. I militanti di Sinistra italiana, con Alessia Petraglia e la vicesindaca bolognese Emily Clancy, e ancora le ragazze e i ragazzi di Potere al popolo, sempre effervescenti. Sfilano insieme Luigi De Magistris e Giorgio Cremaschi, e c’è il segretario toscano della Cgil, Maurizio Brotini. Tutti in un corteo che ci mette più di 40 minuti per sistemarsi in Santa Croce, entrando a ondate per sistemarsi in una piazza sempre più piena, ravvivata ulteriormente da fumogeni e tamburi del Collettivo di Fabbrica e dai Fiati Sprecati.