Gli aborigeni, oppressi ed emarginati dalla Storia, conquistano la ribalta della 60/a Biennale d’arte con il Leone d’oro al padiglione dell’Australia, «abitato» dal titanico albero genealogico disegnato a mano da Archie Moore per rintracciare le radici comuni, negate eppure fondative di un paese. Le First Nations sono impresse in un cielo nero rischiarato dal bianco del gessetto, intessuto di nomi di avi, conoscenti o sconosciuti, attraverso una cartografia temporale che affonda in 65mila anni di storia e 2500 generazioni, familiari ed estranee (quell’essere Stranieri ovunque, leit motiv di questa edizione). Ci sono diversi buchi nella costellazione affettiva e comunitaria dell’artista:...