Una serie di attentati ha attraversato l’Europa: da Barcellona a Berlino, da Torino a Roma, da Livorno a Milano. La settimana di mobilitazione anarchica in solidarietà con Alfredo Cospito ha portato nell’ultimo weekend all’incendio dell’automobile di un diplomatico italiano di stanza a Berlino, altre vetture bruciate a Milano e a Roma, una secchiata di vernice contro il consolato tricolore di Barcellona, un ripetitore dato alle fiamme a Torino e una busta con un proiettile per il direttore del quotidiano Il Tirreno. Tutto condito da scritte per la libertà di Cospito e contro il 41 bis. Sabato sera, poi, a Trastevere, si sono registrati tafferugli tra un gruppo di manifestanti e la polizia, con 41 denunciati e un agente lievemente ferito in circostanze ancora da chiarire. L’episodio romano, però, non sarebbe direttamente riconducibile ad ambienti anarchici, dal momento che a scendere in piazza sono stati per lo più militanti di collettivi studenteschi e universitari privi di affiliazioni particolari, perché il «caso Cospito» ormai ha travalicato i confini dei collettivi libertari e si è imposto all’attenzione anche di altri soggetti. Sempre a Roma i cinque veicoli dati alle fiamme, di proprietà della Tim, sono stati anche oggetto di una rivendicazione: «Che lo stato assassino e i padroni sappiano che questo è solo l’inizio», si legge su diversi blog.

PER IL GOVERNO e l’intelligence il pericolo è fondato, il timore è quello dell’escalation di violenze e questa serie di attacchi – soprattutto a sentire quello che dettano alle agenzie diversi parlamentari della maggioranza – sarebbe la prova provata che Cospito sia «il capo degli anarchici» e che dal carcere possa continuare a dettare legge e a individuare obiettivi da colpire. Il provvedimento che lo scorso maggio portò alla decisione di metterlo al 41 bis, del resto, era motivato soprattutto da una lettera che Cospito scrisse a un suo compagno in cui sosteneva la necessità di «rispondere ai colpi che la repressione ci infligge»: messaggio che è stato considerato come la direttiva di un attacco coordinato allo Stato. È così che il Nic (il Nucleo investigativo centrale in forza al Dap), nella sua relazione inviata all’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia, ha sostenuto che il detenuto Cospito fosse ancora in grado di «mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione eversiva di appartenenza».

IN REALTÀ, però, le sentenze che riguardano gli anarcoinsurrezionalisti vedono per lo più cadere le ipotesi di reati associativi: lo scorso 29 settembre, ad esempio, il processo per l’operazione Bialystok – sette arresti nel giugno del 2020 – si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati sia dall’accusa di associazione a delinquere sia da quella di istigazione. Sono i giudici, dunque, a smentire l’esistenza di «risposte adesive e di concreta attuazione di un tale metodo di lotta comunicato dal Cospito ai compagni all’esterno». Nel processo Scripta Manent, invece, l’ipotesi associativa ha retto solo per tre degli oltre venti imputati, tra cui lo stesso Cospito.

Ma, se questo è il piano strettamente giudiziario, gli investigatori continuano a parlare di minacce reali e, di conseguenza, l’allerta è massima. Nel primo pomeriggio di ieri, a Torino, il procuratore capo Anna Maria Di Loreto ha incontrato il procuratore aggiunto del pool antiterrorismo e un magistrato della Dna per discutere della situazione dopo le azioni anarchiche dei giorni scorsi.

«IL LUNGO ELENCO di azioni di protesta parla da solo – commenta l’ex magistrato Giancarlo Caselli, che a Torino è stato procuratore fino al 2013 -, in particolare preoccupa l’attacco alle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero. Non è proprio un attacco al cuore dello stato, che ci riporterebbe ai tempi delle Brigate Rosse, ma è comunque un fatto molto grave».

IL CAPO DELLA POLIZIA Lamberto Giannini, dal canto suo, sostiene che non c’è da tenere d’occhio la sola galassia anarchica ma, più in generale, tutti gli ambienti antagonisti. «Queste violenze e queste proteste si stanno ripetendo – ha detto ieri – ed è una situazione molto grave che dovrà essere esaminata con la massima attenzione: stiamo seguendo il fenomeno molto da vicino su tutto il territorio nazionale».

La procura di Roma, inoltre, avrebbe dieci fascicoli aperti sugli anarchici, gli ultimi due dei quali riguardano proprio i fatti di Barcellona e Berlino. I reati ipotizzati sono danneggiamento e incendio aggravati dalla finalità di terrorismo: gli stessi per cui si indaga sul rogo della macchina della consigliera diplomatica ad Atene Susanna Schlein dello scorso dicembre.
Sulla base di questi elementi il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza sia della Farnesina sia delle ambasciate all’estero. «Siamo preoccupati, ma questo non vuol dire che il governo sia disposto a trattare con chi usa la violenza», ha concluso Tajani ribadendo quella che sembra essere la linea del governo sul caso Cospito.