In un’edizione di Cannes assai particolare, in cui il Festival ha cercato di mantenere un contatto con la contemporaneità, due sono stati i documentari Proiezioni Speciali attorno all’oggi e alle sue urgenze. Se La Traversée di Groupil ha mostrato tutta la sua problematicità di sguardo e di distacco anche sulle odissee dei migranti in Francia, ben più interessante e vivo è Libre del documentarista Michel Toesca, un indipendente che ha già collaborato in molti lavori di Claire Simon.

Un viaggio attorno alle esperienze di Cédric Herrou, contadino dissidente e a suo modo rivoluzionario, venuto alle cronache nei mesi scorsi per esser stato arrestato dalla gendarmerie nel suo tentativo di aiutare tutti coloro che rischiano la vita nella valle del Roya, con la speranza di passare la Alpi. Quello che vediamo, distantissimo dalla Traversee di Groupil ( addolcito e privo di ogni spinta anche per esigenze televisive di prima serata), è dunque un documento in presa diretta, immersivo ed umanissimo, di una porzione di realtà che pulsa e che spesso ci vede inermi.

Una testimonianza quella di Cedric, che coglie i momenti dell’accoglienza, le lezioni rudimentali di lingua, le visite mediche e perfino gli scontri con la giustizia che non lo vuole lì, a tentar di salvare vite che l’Occidente spesso finge di non vedere. Inflessibile spiega a gendarmi e questori che lui arriva dove lo Stato non può (e non vuole) arrivare, prendendosi responsabilità che non vorrebbe ma che è chiamato per senso etico a rispettare. Le riprese sono scarne ed in bassa definizione, il linguaggio più che mai semplice e diretto, l’immagine spesso non curata ed alterata, nessuna mediazione o taglio, solo quel reale in divenire a cui anche noi dovremmo essere chiamati.

E Toesca non si limita all’osservazione ma spesso interviene da dietro alla camera, difende Cedric e le sue scelte, nel tentativo vano di interrogare la giurisdizione sull’umanità e non solo sulla legge. Lo scenario è questo non luogo che, attualmente, pare non appartenere né all’Italia né alla Francia, una valle splendida e piena di Storia, dove ora sono le storie individuali che chiedono di non diventare tragedie e di essere ascoltate. Cedric però non è solo: sempre più abitanti della valle lottano con lui.

Singolare pensare come proprio Herrou pochi mesi fa a Cannes fu costretto a passare una notte in guardina per aver tentato di accompagnare dei richiedenti asilo alla Prefettura di Marsiglia. E, due giorni dopo la presentazione del film al Festival, diversi parlamentari del Front National hanno definito come vergognosa e volgare la presenza del delinquente Cedric tra i lustrini della Croisette; molta estrema destra (a partire da Gilbert Collard) ha parlato di provocazione pensando anche al compenso – nullo perché il film non poteva esser premiato, essendo fuori concorso – che avrebbero ottenuto autore e protagonista.

Dall’altra parte ci sono però le parole dello stesso Herrou: «Questo film è una nuova tappa nella lotta per il rispetto dei diritti umani, a nome dei cittadini, degli esuli, dei senza documenti e dei nostri antenati che si sono battuti affinché il razzismo e la discriminazione siano intollerabili, affinché la democrazia rimanga ciò che è». Proprio per questo Libre è un urlo di dolore e di speranza, una ridiscussione profonda sul senso della parola democrazia riferita all’oggi e un momento di riflessione per i nostri occhi come per le nostre coscienze. Da vedere e far vedere, per farci pensare ad un altro mondo a pochi chilometri dalla nostra tranquillità.