Nelle proposte editoriali all’ultima edizione della Bologna Children’s Book Fair l’ambiente e il rapporto uomo/natura occupano uno spazio nuovo e necessario. Si nota in gran parte dei lavori proposti da case editrici italiane e internazionali: animali e vegetali, da sempre soggetto d’elezione dell’illustrazione per l’infanzia e non solo, hanno perso la funzione cosmetica ed esaurito quella didattica per finire al centro di un’indagine diversa, come sorvegliati speciali. La tendenza più diffusa è quella della necessità di cura e di rappresentazione della vicenda umana dentro un tutto più grande e della necessità di collaborare per salvarsi, e magari per evolvere, come nella teoria del mutuo appoggio di Kropotkin.

L’AMBIENTE COME HABITAT che accoglie e nutre, sente e risente dell’azione umana è stata al centro anche della mostra allestita a Bologna con Onu e Ipa – International Publishers Association, dal titolo Reading for a Healthy Planet: Inspiring Children’s Books to Help Achieve a Sustainable Future. In quanto alle novità sugli stand colpisce la proposta della casa editrice indipendente «Storiedichi»: «Biofilia».

SE E’ VERO CHE IN PRINCIPIO fu il verbo giustamente le edizioni veneziane cominciano dalle parole per dire la natura e l’interazione con essa, con un libro scritto e illustrato dall’inglese Cathy Eliot, in cui vengono presentati appartenenti a diverse lingue e culture pressocché intraducibili se non usando girotondi di parole: l’italiano meriggiare (che significa stare in riposo, Montale insegna, all’aperto e in luogo ombroso, nelle ore calde del meriggio), il giapponese komorebi (indica quando i raggi del sole attraversano rami e foglie creando sul suolo effetti di luce dolce e diffusa), lo svedese smultronstalle (il posto delle fragole, ovvero quello dove sentirsi felici) non a caso reso noto da un artista, Ingmar Bergman, che ha intitolato così il film dove la ricognizione di una vita trova baricentro quando una deviazione conduce a un luogo di trascorsa felicità.

TUTTI HANNO FATTO ESPERIENZA dell’odore del suolo dopo una pioggia molto attesa: gli inglesi, che di precipitazioni se ne intendono, gli hanno dato un nome petrichor e Eliot in «Biofilia» lo rappresenta mostrando l’opportunità che una sensazione inedita può schiudere. «Orecchio Acerbo» affronta il tema ambiente con due opere: l’una è la storia di cura e protezione, protagonista Gianni Barba un rapace salvato e restituito alla vita selvaggia; ha sapore quasi cinematografico, non a caso i testi sono di Alice Rohrwacher (montatrice, regista, sceneggiatrice e figlia di apicoltore) e le illustrazioni di Mara Cerri, il cui segno poetico ha dato vita in passato a cortometraggi originali (Via Curiel n.8) e alle illustrazioni di trame da grande schermo come Il Mago di Oz e l’Amica Geniale. L’altro è un lavoro poderoso sia per volume che per vastità del tema e portata filosofica: si intitola Stardust, immagini e testo sono di Hannah Arnesen, artista svedese che ha creato un libro che è difficile rubricare – è insieme saggio, lirica, epistolario – frutto di gestazione nei mesi pandemici. Affiora nel testo la riflessione di quella stagione di stravolgimenti e natura che, violata, è sembrato per un momento riprendersi spazio; si parla di cambiamento climatico con linguaggio più da De Rerum Natura che da Fridays for future, benché anche Hannah Arnesen, come Greta Thunberg giovane di Stoccolma, li abbia ben presente.

L’ESSERE PARTE DI UN TUTTO cosmico, in Stardust, reclama la connessione del presente con passato e futuro, come fu per Dickens e i suoi tre Natali, come è stato per tutti i grandi viaggiatori, da Ulisse a Dante, scesi negli Inferi per approdare a una vita nuova. I disegni sono istogrammi ed infografiche che misurano l’emergenza (non climatica, umana) e tavole di esplosioni di supernova e colate laviche come l’incipit di Fantasia.

NELLA STORIA PERSONALE dell’autrice c’è l’Olocausto cui sua nonna è sopravvissuta, il presente è di dilemmi identitari ed ecologici molto pratici (è giusto comprarsi ancora vestiti?) il futuro è la speranza di futuro, possibile nuova umanità capace di immaginare nuovi inizi. E la presa di consapevolezza delle giovani generazioni passa anche da un’editoria all’erta che sappia coniugare incanto, conoscenza ed esempio: anche la «Salani» ci è riuscita col racconto, debuttato a Bologna, dispiegato in Libere per Costituzione dove tre donne, Valeria De Cubellis, Margherita Madeo e Serena Riglietti, presentano le donne costituenti, cui si deve la Carta che non solo affida la sovranità al popolo ma tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi.