Mathieu Amalric si conferma ancora una volta uno dei registi più vertiginosamente liberi del cinema contemporaneo. Come dire che i suoi precedenti lunghi non erano affatto il risultato fortuito di qualche alchimia casuale. Non bisogna necessariamente conoscere a menadito il canone di Barbara per soccombere felicemente di fronte alla inaudita libertà attraverso la quale Amalric crea un infinito gioco di seduzione e rifrazione attraverso la quale l’immagine della cantante francese progressivamente scompare. In olimpica e spericolata controtendenza rispetto alle regole del biopic musicale, Amalric elabora un progetto d’immagine che si rivela progressivamente vuota. L’immagine non contiene i segni di Barbara,...