A Kandahar, nel Sud del Paese, ieri 2.000 religiosi Talebani si sono incontrati alla presenza del leader del movimento, Haibatullah Akhundzada. Ignoti, finora, i contenuti dell’assemblea. Certo, un modo per celebrare tra «intimi e fedeli» il primo anno dalla riconquista di Kabul, avvenuta il 15 agosto 2021.

Per questo primo anniversario, non ci sono state però vere e proprie cerimonie ufficiali pubbliche, soltanto brevi caroselli di mezzi militari con militanti festosi, in alcune città afghane: una mancanza che dimostra la preoccupazione dei Talebani di diventare bersagli di attentati e, più in generale, il timore che venga clamorosamente confutata la loro prima rivendicazione. Aver portato pace e sicurezza.

SECONDO UNAMA, la missione dell’Onu a Kabul, di sicurezza ce n’è sempre meno nel Paese – dove pure negli ultimi 12 mesi si è registrata una significativa riduzione della violenza rispetto al passato – e la tendenza è preoccupante: «Condanniamo l’esplosione ed esprimiamo preoccupazione per la serie di esplosioni che hanno ucciso e ferito più di 250 persone nelle settimane recenti, il più alto numero di vittime civili in un anno». Così l’Onu due giorni fa, in seguito all’attentato nella moschea Siddiquiya nel quartiere di Khair Khana, nella capitale. A rimanere ucciso, il clerico Amir Mohammad Kabuli, ben conosciuto, e almeno altri 20 civili. A cui si aggiungono 33 feriti, secondo quanto dichiarato dal portavoce della polizia di Kabul, Khalid Zadran.

MOLTI SONO SCETTICI sui numeri forniti dai Talebani, forse al ribasso. Ma la tendenza è comunque chiara: «Con la sicurezza in peggioramento, le Nazioni unite sollecitano le autorità di fatto a compiere atti concreti per prevenire tutte le forme di terrorismo in Afghanistan».

I Talebani sostengono di garantire sicurezza a tutti i cittadini, inclusa la minoranza sciita degli hazara, la più colpita dagli ultimi attentati. Ma nella comunità cresce la preoccupazione. Molti hazara si sentono obiettivo tanto della branca locale dello Stato islamico, la Provincia del Khorasan, quanto dei Talebani, a dispetto delle loro rassicurazioni. Altri ritengono che lo Stato islamico e i Talebani siano alleati di fatto, nonostante si facciano la guerra.

ERA UN HAZARA anche il mawlawi Mahdi Mujahed, comandante militare dei Talebani nel distretto di Balkhab, nella provincia settentrionale di Sar-e-Pul. Il comandante Mahdi è servito in passato ai Talebani per dimostrare quanto fossero inclusivi, nel loro jihad, tanto da accogliere nei propri ranghi anche un non-pashtun e uno sciita. Poi però i rapporti sono diventati complicati. Secondo gli osservatori più attenti, ben oltre le differenze comunitarie tra pashtun e hazara e confessionali tra sunniti e sciiti, la causa della rottura era la miniera di carbone del distretto. Che Mahdi avrebbe voluto controllare e che gli altri Talebani non volevano lasciargli.

Così lo scorso giugno, dopo che il gruppo di Mahdi aveva disconosciuto il governo e l’autorità dell’Emirato islamico e occupato il distretto, ci sono stati durissimi scontri con i Talebani arrivati da fuori. Mahdi ne è uscito indebolito, ma indenne. Due giorni fa è stato ucciso, al confine con l’Iran. Secondo alcune ricostruzioni, aveva già raggiunto l’Iran, chiedendo asilo, ma era stato respinto dalle autorità locali. Un gesto di favore di Teheran verso i Talebani. I quali continuano a risolvere ogni richiesta di inclusione e redistribuzione del potere con mezzi violenti, a malgrado l’insistenza con cui anche le capitali regionali chiedono un governo più rappresentativo.

PER MOLTI AFGHANI, a rimanere rappresentativa è ancora la vecchia bandiera tricolore, nero, rosso e verde. Oggi, 19 agosto, si celebra l’indipendenza dagli inglesi, ottenuta nel 1919. Tanti non rinunceranno a sbandierarla, nonostante i pericoli.