Por una vecindad fraterna y con bienestar, per un vicinato fraterno e di benessere. Questo il titolo dell’incontro fortemente voluto dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador che si terrà oggi a Palenque, nello stato del Chiapas, e al quale parteciperanno una dozzina tra presidenti e ministri degli esteri dei paesi dell’America latina, dal colombiano Gustavo Petro al venezuelano Nicolás Maduro, dall’ecuadoriano Guillermo Lasso all’honduregna Xiomara Castro. E ancora, il primo ministro di Haiti, Ariel Henry, il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, e il capo di governo del Guatemala, l’uscente Alejandro Giammattei.

L’incontro assume grande valore alla luce della richiesta di venerdì scorso di Joe Biden al Congresso di stanziare quasi 14 miliardi di dollari, di fatto la stessa cifra richiesta per sostenere Israele, «per mettere in sicurezza il confine con il Messico». Tradotto: rendere più difficile ai migranti l’ingresso negli Usa.

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Tra guerre e dollari

Il tentativo di Obrador, arrivato all’ultimo anno di mandato, è quello di creare un fronte il più ampio e compatto possibile per affrontare «un’emergenza nazionale» e «cercare così la collaborazione del governo degli Stati uniti». Il vertice servirà quindi ad analizzare le possibili soluzioni dell’attuale flusso migratorio che l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha definito «senza precedenti»: le stime parlano infatti di circa 16mila migranti che ogni giorno arrivano al confine a sud del Messico.

Stati Uniti “contro” Messico. Messico “contro” l’intera America Latina. Volendo semplificare al massimo, è questo lo scenario che farà da sfondo all’incontro di Palenque che è stato salutato con preoccupazione da Amnesty International, che ha stilato un documento con una serie di raccomandazioni rivolte ai governi dell’America Latina riguardo la tutela dei diritti dei migranti, in particolare quelli costretti a lasciare i propri paesi a causa del deterioramento della situazione dei diritti umani: garantire il diritto di ogni migrante di richiedere il riconoscimento dello status di rifugiato, fermare le espulsioni collettive, limitare il ruolo dei militari nella gestione dei flussi migratori.