«Con la proposta di Piano casa presentata dalla giunta regionale della Sardegna ci troviamo di fronte a un disegno di legge che si avvia a violare i diritti costituzionali recepiti e messi in atto dalle norme di tutela contenute nel Piano paesaggistico regionale sardo. Stando così le cose, se la proposta fosse approvata verrebbe certamente impugnata dal governo». Così la sottosegretaria al ministero dello sviluppo economico Alessandra Todde (M5S) sul progetto di legge della giunta guidata dal sardo leghista Christian Solinas che prevede incrementi volumetrici sino al 50 per cento sulle coste nella fascia protetta dei 300 metri dal mare ma anche nei centri storici delle città e nelle campagne.

IL PIANO PASSERÀ al vaglio del consiglio regionale a partire dal 21 dicembre. Lo scontro tra maggioranza da una parte e centrosinistra più M5S dall’altra sarà duro, ma ora le opposizioni potranno farsi forti della presa di posizione espressa ieri da Todde. «A parte i rilievi, decisivi, di carattere costituzionale – ha spiegato la sottosegretaria – se il Piano Solinas passasse si riverserebbe sulla Sardegna una colata di cemento che potrebbe essere non inferiore ai cinque milioni di metri cubi. Mentre tutto il mondo si interroga su come contrastare il cambiamento climatico, l’erosione delle coste e il consumo di suolo, mentre le componenti più responsabili della società si interrogano su come combattere il dissesto idrogeologico e su come porre le basi per una economia sostenibile, la giunta regionale sarda resta prigioniera di una visione fuori tempo».

FAVOREVOLI al Piano casa si sono dichiarati soltanto Federalberghi e la Confindustria sarda, il cui presidente è un costruttore edile. Il fronte contrario è invece molto largo. A cominciare dallo schieramento ambientalista. «Siamo in presenza – dice il coordinatore sardo di Wwf Italia, Carmelo Spada – di una palese violazione dei principi di base della pianificazione e delle norme di tutela nazionali, regionali ed europee». «C’è il rischio – attacca Italia nostra – di una disastrosa deregulation urbanistica. Siamo certi dell’illegittimità del Piano casa e bene farebbe davvero il governo a impugnarlo se dovesse passare in consiglio». Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna, parla di «una visione del rapporto tra crescita economica e ambiente vecchia, anacronistica, da sottosviluppo».

IN MOVIMENTO anche il fronte politico. «La legge di devastazione del territorio e delle coste proposta dal presidente della Regione Sardegna e dalla sua maggioranza – dice Massimo Zedda, candidato del centrosinistra alle ultime elezioni regionali e portavoce dell’opposizione in consiglio – è vergognosa. La decisione del governo di impugnarla era prevedibile. L’eliminazione del vincolo d’inedificabilità sulle coste nei 300 metri dalla battigia e la riduzione del lotto minimo edificabile nelle campagne da tre ettari a un ettaro causerebbe un immane disastro ambientale. Solinas pensa alla distruzione dell’ambiente invece di adottare provvedimenti per ottenere le risorse stanziate dall’Europa per il Recovery fund, che prevede progetti di sviluppo in sintonia con la tutela dell’ambiente e con la riconversione ecologica». «È una costante del presidente e della maggioranza sardo-leghista – prosegue Zedda – quella di annunciare e promettere provvedimenti in violazione di legge, creando solo grandi illusioni e mascherando in questo modo incapacità e assenza di idee. Contro la devastazione che Solinas prepara per l’isola faremo in consiglio un’opposizione durissima».

«La proposta del centro destra – aggiunge il capogruppo Pd in consiglio regionale, Gianfranco Ganau – ha evidenti riscontri di incostituzionalità ma è anche segnata da un ritardo sconcertante rispetto alle politiche ormai prevalenti in tutta Europa tese alla riduzione del consumo del territorio e alla tutela e alla valorizzazione ambientale. Basti pensare alla norma del Piano casa che concede incrementi volumetrici sino al 50 per cento, per gli alberghi e addirittura per le case, anche nella fascia dei 300 metri dal mare. Milioni di metri cubi di cemento. Misure assolutamente inaccettabili, che giustificano la più dura e ferma opposizione consiliare».