Come Al Capone, Frank Sinatra e Jane Fonda, anche il 77enne ex presidente Donald Trump è finito su una foto segnaletica diventata istantaneamente iconica.

Alle 19.30 (l’1.30 in Italia), orario scelto appositamente da The Donald per essere presente nei notiziari di prima serata, il tycoon si è presentato nel carcere della contea di Fulton ad Atlanta, dopo essere stato formalmente incriminato per il presunto tentativo di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 in Georgia.

È arrivato alla prigione di Rice Street, a nord-ovest del centro di Atlanta, con un corteo di suv scuri più una ventina di poliziotti in motocicletta, corteo che gli Stati Uniti hanno aspettato di vedere per tutto il giorno; ha percorso le 15 miglia dall’aeroporto Hartsfield-Jackson alla prigione, dove é stato arrestato e schedato, gli è stata scattata la foto segnaletica, ha pagato la cauzione per essere rilasciato ed è poi ripartito per l’aeroporto dove era atterrato alle 19.

Complessivamente la procedura è durata meno di 45 minuti e Trump è tornato in New Jersey, non più come “individuo 1”, come si legge nell’atto di accusa, ma come “detenuto N. P01135809”.

Prima di imbarcarsi nuovamente sul suo jet privato, Trump ha trovato il tempo di dichiarare: “È una giornata triste per l’America. Non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Abbiamo solo contestato una elezione come nel nostro diritto. Questa è una parodia della giustizia. Non abbiamo mai visto nulla di simile in questo Paese”.

Su questo Trump ha del tutto ragione: mai un ex presidente aveva raccolto 91 capi d’accusa, divisi in 4 incriminazione che fanno capo a 4 tribunali, in 4 città diverse.

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Ieri mattina, a poche ore dall’arresto Trump aveva cambiato la sua squadra legale, ed aveva sostituito Drew Findling con Steven Sadow. “Non avrebbe mai dovuto essere incriminato. E’ innocente su tutte le accuse presentate nei suoi confronti”, ha affermato Sadow.

Il nuovo avvocato di Trump di è dovuto mettere subito al lavoro in quanto uno dei 18 ci- imputati di Trump, l’avvocato Kenneth Chesebro, accusato di aver orchestrato il piano per inviare falsi elettori al Congresso, ha chiesto al magistrato un processo abbreviato. Richiesta sostenuta anche dal procuratore distrettuale Fani Willis che ha vorrebbe cominciare il processo fra 2 mesi, il 23 ottobre. L’idea non piace né a Trump che a Sadow, che vorrebbe separare il caso di Trump, da quello di Chesebro, cosa che lo libererebbe dallo spauracchio del procedimento abbreviato. La questione ora spetta al giudice Scott McAfee, che ha gestito la procedura della convalida degli arresti e delle cauzioni per i 19 imputati.

Rientrando a casa nel New Jersey, Donald è anche tornato sul social X, dove non lo si vedeva da quando ancora si chiamava Twitter. The Donal ha pubblicato la sua foto segnaletica, con la scritta “mai arrendersi”.

Intanto a Washington Dc il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, che accusa i democratici di usare la Giustizia come arma contro il Gop, ha annunciato di aver lanciato un’indagine su Fani Willis per sapere se le sue indagini sono state coordinate con i funzionari federali, incluso il procuratore speciale Jack Smith. Al momento, però, chi è sotto accusa e sotto l’occhio dei critici et Trump.

Sulla sua scheda si legge che ‘il prigioniero è alto 6 piedi e tre pollici (190 centimetri), pesa 215 libbre (97 chili), ha occhi blu e capelli biondi o fragola”.

“Dall’incriminazione di aprile Trump ha perso 25 libbre ed è cresciuto di un pollice” ha commentato su X Aidan McLaughlin, capo redattore di Mediaite.