Come in un thriller finanziario, Trump, sull’orlo di una crisi che ne minaccia finanze e campagna elettorale, sbarca a Wall Street e incassa una barca di salvifici milioni. Il colpo di scena ha visto l’approvazione ieri della quotazione in borsa di Truth Social, la piattaforma creata dall’ex presidente come canale Maga dopo che era stato espulso da Facebook e Twitter in seguito all’insurrezione del 6 gennaio 2021.

TRUMP MEDIA and Technology, casa madre di Truth Social, è tecnicamente in rosso. Nei primi nove mesi dello scorso anno, ad esempio ha perso 49 milioni di dollari. Ma l’operazione finanziaria di ieri è stata in grado di creare valore da un’azienda fallimentare.

Trump Media è stata accorpata a Digital World Acquisition Corp., una cosiddetta blank check company, ovvero un tipo di società che nasce senza asset fisici o monetari ma viene preventivamente quotata in borsa ed utilizza la capitalizzazione così ottenuta per acquisire altre società (le quali ottengono così il listing senza ricorrere ad una Opa tradizionale). Trump Media si ritrova ora pubblicamente capitalizzata da azioni valutate attorno ai 3,3 miliardi di dollari. Come detentore del 60% del pacchetto, Donald Trump beneficerebbe di un’iniezione di liquidi di un miliardo e mezzo che non poteva arrivare in un momento più opportuno.
Proprio la prossima settimana, infatti, la procuratrice Letitia James si starebbe apprestando a pignorare conti bancari ed alcune delle proprietà più in vista dell’ex presidente ricandidato, come risarcimento della maxi ammenda comminata nel processo per frode fiscale nello stato di New York.

GLI AVVOCATI di Trump avevano comunicato al tribunale che allo stato attuale il loro assistito non disporrebbe della cauzione di 464 milioni di dollari da versare entro lunedì. L’affare Trump Media potrebbe ora in teoria permettere di saldare il conto (anche se le regole impongono un periodo di sei mesi prima di un eventuale liquidazione delle azioni).
Non sono comunque solo le multe a gravare sulle finanze di Trump (oltre alla frode fiscale, Trump deve risarcire 83,3 milioni di dollari alla giornalista E Jean Carroll per diffamazione e violenze sessuali). I soldi, sotto forma di donazioni private, sono linfa essenziale di ogni campagna politica americana, e anche a questo riguardo l’ex presidente si trova in ritardo rispetto al fund raising di Biden che questa settimana ha comunicato di aver aperto un distacco di 71 milioni di dollari in contanti, contro i 33,5 milioni nel forziere repubblicano. A questo riguardo è stato un handicap la diffidenza di potenziali contribuenti che non vedono di buon occhio il possibile utilizzo dei fondi per finanziare le obbligazioni giudiziarie di Trump. Solo dall’inizio dell’anno Save America, il political action committee che dovrebbe finanziare la campagna politica, ha coperto 7 milioni di dollari in spese legali, compresi 5,5 milioni in parcelle degli avvocati che seguono i molti processi dell’ex presidente.

L’OPERAZIONE a Wall Street si inserisce in quella più ampia di Trump per assicurare i fondi necessari alla spesa parallela della campagna e dei procedimenti penali in corso. Di questa fa parte la blindatura del comitato centrale del partito repubblicano completata all’inizio di questo mese con l’allontanamento della precedente segretaria Ronna McDaniel e la sua sostituzione con un direttivo fedelissimo, composto dal segretario Michel Whatley e soprattutto dalla tesoriera, Lara Trump, nuora di Trump e moglie del figlio Eric.

ULTIMO TASSELLO, in ordine di tempo, di un partito sempre più “schiacciato” sulla famiglia e dedito ai vasti interessi della dinastia. Un quadro dove risulta sempre più difficile distinguere fra interessi personali, politici e finanziari del mondo Trump. Anche la Trump Media emersa dall’operazione di ieri a Wall Street ne fa ora parte a tutti gli effetti, con investitori composti da sostenitori politici di Trump ed un consiglio di amministrazione composto da ex membri della sua amministrazione come Robert Lighthizer, Linda McMahon, Kash Patel ed il figlio maggiore Donald Trump Jr.