Il movimento che si oppone alla candidatura di Donald Trump alle primarie Gop è passato all’offensiva. Gli avvocati di Crew, Citizens for Responsibility and Ethics in Washington, sostengono che ai sensi del 14° emendamento l’ex presidente, dopo il tentativo di colpo di stato del 6 gennaio 2021, non può essere candidato a una carica pubblica, poiché la sezione 3 di quell’emendamento stabilisce che i funzionari che hanno prestato giuramento, non possono più ricoprire incarichi se “si sono impegnati in un’insurrezione” o hanno “dato aiuto o conforto” agli insurrezionalisti.

Questa misura risale agli anni immediatamente successivi alla Guerra Civile, e negli ultimi 150 anni é stata utilizzata raramente, e mai contro un ex presidente.

Un procedimento giudiziario su questo caso è già stato avviato in Colorado, giovedì prossimo verrà depositato in Minnesota, e a breve accadrà lo stesso anche in Michigan. Finora solo la corte federale della Florida ha respinto le richieste.
Il team legale di Trump ha immediatamente intimato alle corte di garantire che il nome del loro assistito compaia sulle schede elettorali, affermando che le corti e i segretari di stato locali “non hanno alcuna autorità per rifiutarsi di inserire il nome dell’ex presidente nella scheda elettorale”, e hanno chiesto un’ingiunzione per bloccare il tentativo di esclusione. Per i costituzionalisti americani i pareri sono diversi.
Il giudice federale in pensione Michael Luttig e Laurence Tribe, professore di diritto costituzionale ad Harvard, sostengono che il 14° emendamento può impedire a Trump di candidarsi nuovamente alla presidenza, mentre gli avvocati di Trump, David Kallman, Stephen Kallman e Mark Meuser, durante un’udienza di Denver hanno sostenuto che la corte non ha l’autorità di escludere Trump dalle schede elettorali un quanto il 6 gennaio 2021 c’è stata una rivolta, non un’insurrezione.
In Colorado la stampa delle schede per le primarie a cui partecipa (per ora) Trump inizierà a gennaio, si prevede che il processo durerà una settimana e il giudice ha detto di volere emettere la sentenza prima di Thanksgiving. Qualunque sarà la sua decisione ci saranno inevitabilmente appelli e molto probabilmente si finirà con la richiesta alla Corte Suprema di emettere una sentenza finale.
Ma questo non è l’unico processo in corso per Trump al momento. A New York il figlio maggiore di The Donald, Don jr ha testimoniato nel processo per frode civile, uno dei sei casi giudiziari contro il tycoon. Per questo caso l’ex presidente rischia una multa di 250 milioni di dollari e il divieto di fare affari a New York.
Jr, che lavora alla Trump Org dal 2001, ha detto di non aver mai lavorato sui rendiconti finanziari di suo padre, ed ha negato le affermazioni dei pubblici ministeri secondo cui lui e suo fratello Eric avrebbero aiutato il padre a gonfiare il valore netto del patrimonio. Prima di arrivare a quella di Eric, per un paio di giorni dovrà continuare la testimonianza di Don Jr, mentre la sorella Ivanka sta cercando una via legale per non testimoniare, anche se al momento la sua testimonianza è data per sicura.
L’ex presidente invece testimonierà per ultimo, lunedì prossimo. Nelle loro testimonianze i dipendenti di Trump hanno già affermato di aver valutato arbitrariamente i beni per soddisfare le richieste che venivano del tycoon.
Sul banco dei testimoni è comparso Raymond Flores, rappresentante fiscale dei Trump, che ha raccontato come nel 2020, l’ex presidente nella sua dichiarazione di proprietà aveva valutato il suo club di Mar-a-Lago 517 milioni di dollari, e lui ne aveva invece concordato il valore con l’ufficio del catasto della contea di Palm Beacg, per 27 milioni di dollari, frode già sancita dal giudizio emesso dal giudice Engoron. Trump, che finora non è venuto in tribunale, passa le ore in cui i suoi figli sono in tribunale a scrivere su Truth Social, invitando il giudice a “lasciare in pace i miei figli”.