Non è finita come avrebbero voluto tifosi, dirigenti e calciatori la partecipazione della nazionale di calcio palestinese alla Coppa d’Asia in Australia. Tre sconfitte con Giappone, Giordania e Iraq, 11 gol subiti e uno solo fatto, hanno spento il sogno di chi aveva festeggiato lo 30 maggio la vittoria uno a zero sulle Filippine alla Challenge Cup.

Un successo che ha consentito alla nazionale palestinese – per la prima volta nella sua storia – di partecipare ad una competizione internazionale. Malgrado ciò, i palestinesi nei Territori occupati e in esilio nei campi profughi, hanno vissuto con emozione e gioia questa avventura poco fortunata. Bandiere e magliette della Palestina sono andate a ruba, in particolare quella di Jaka Hbaisha, autore del gol della bandiera contro la Giordania. Decine di migliaia di persone sono rimaste incollate ai televisori a casa e nei locali pubblici.

Conta anche l’aspetto “politico”. Vedere il tricolore palestinese e sentire l’inno nazionale è stato significativo e non solo simbolico mentre la Palestina cerca il riconoscimento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e attende la piena adesione alla Corte Penale Internazionale, nonostante l’opposizione di Israele e Stati Uniti. La Palestina già esiste, almeno sui campi di calcio. mi.gio.