«Torkham?». «Jalalabad?». In piedi accanto alle loro auto o su e giù lungo la strada, i tassisti cercano clienti. Siamo sul lato opposto della moschea più «istituzionale» di Kabul, la Eid Gah. All’ingresso ci sono due blindati sottratti al vecchio esercito nazionale e ora in mano ai Talebani. Solo poche settimane fa, il 3 ottobre, qui la branca localo dello Stato islamico ha condotto un attentato. Obiettivo, la cerimonia funebre per la madre di Zabihullah Mujahed, portavoce dell’autoproclamato Emirato e vice-ministro della Cultura del governo a interim. L’uomo senza il cui assenso non si muove informazione da Mazar-e-Sharif a Ghazni...