ROMA 10 FEBBRAIO 2023 – Il Consiglio Europeo straordinario del 9 febbraio si è
chiuso rilanciando, sulle questioni che concernono la migrazione, le preoccupanti
indicazioni proposte dalla Commissione già il 21 novembre scorso, in continuità con
una politica migratoria europea che dal 2015 è sempre più restrittiva e miope.
Le decisioni prese vanno in direzione opposta rispetto a quelle politiche che ad oggi
non solo appaiono necessarie, ma si dimostrerebbero sicuramente più efficienti ed
efficaci. Costruire muri, finanziare ulteriori iniziative di sorveglianza aerea e
rafforzare il controllo delle frontiere non impedirà alle persone di rischiare la vita in
cerca di sicurezza in Europa. Al contrario, queste misure non faranno altro che
costringere le persone a correre maggiori rischi per poter richiedere protezione,
mettendole ancor più nelle mani dei trafficanti di esseri umani e costringendole a
fuggire attraverso rotte sempre più pericolose.
L’esternalizzazione delle frontiere e dei controlli si fonda sulla stessa retorica del
Patto su Asilo e Migrazione: gestire i flussi “irregolari”, contrastare il traffico di
esseri umani, senza fornire nuovi canali di accesso legali e sicuri ai cittadini di paesi
terzi.
Molto deboli e vaghe le indicazioni sul coordinamento delle operazioni di salvataggio
in mare, nessun impegno concreto verso una missione navale europea che salvaguardi
la vita in mare, assenti i riferimenti alle misure di solidarietà sulla redistribuzione.
Acclamazione per i Paesi che rafforzano le frontiere esterne e sostengono il
contenimento delle persone in movimento nei Paesi di transito.
Su questo obiettivo di ulteriore chiusura delle frontiere si chiede alla Commissione di
“mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi” per supportare gli Stati membri
con la ricetta che già conosciamo: rafforzare la protezione dei confini con
infrastrutture, risorse, misure di sorveglianza compresa sorveglianza aerea, ed
equipaggiamenti.
In questa direzione, la Commissione europea nel piano d’azione del 21 novembre
prevedeva già lo stanziamento di 580 milioni entro il 2023, principalmente per Libia,
Tunisia, Egitto e lungo la rotta del Sahel, senza avanzare alcuna proposta di
miglioramento rispetto ai principi di tutela dei diritti umani.
Resta centrale il ruolo di Frontex, il braccio europeo nella lotta all’immigrazione e ai
diritti umani di chi attraversa le frontiere, ormai non più solo europee.

Grande spazio è riservato ai rimpatri, sia dai paesi UE, che da paesi di transito verso
altri paesi terzi e verso i paesi di origine. Per realizzarli aumenta la lista degli
strumenti possibili, soprattutto l’arma del ricatto: la condizionalità dei fondi per lo
sviluppo, delle politiche di commercio, nonché l’attuazione dell’art 25 bis del codice
dei visti, che prevede restrizioni del regime dei visti per i paesi “non virtuosi” in tema
di rimpatri.
Il cosiddetto “approccio globale alla migrazione” include anche l’esternalizzazione
delle procedure di asilo: il Consiglio auspica un coinvolgimento dell’Agenzia per
l’asilo per aumentare l’uso del concetto di paese terzo sicuro e paese d’origine sicuro,
e incita gli Stati membri a utilizzare questi strumenti in vista dell’adozione di una
lista europea di paesi così detti sicuri.
Si tratta di un altro passo indietro per la cultura dei diritti nell’Unione Europea.
Un ulteriore cedimento alle richieste dei governi sovranisti e xenofobi. La conferma
che l’UE non vuole confrontarsi con la necessità di regole giuste ed efficaci in tema
di immigrazione e diritto d’asilo, ma continua a inseguire il consenso di una opinione
pubblica alla quale indica un nemico dal quale difendersi, l’immigrazione,
alimentando così razzismo ed esclusione.
Un sistema di asilo più umano, efficace e sostenibile nell’Unione europea non è di
certo incompatibile con il diritto degli Stati membri di gestire efficacemente le
proprie frontiere esterne. È perfettamente possibile per i leader europei disegnare una
gestione della migrazione che risponda a principi di solidarietà e di condivisione delle
responsabilità, garantendo allo stesso tempo il rispetto dei principi fondamentali
dell’Unione e dei diritti che essa riconosce.

Per il Tavolo Asilo e Immigrazione:
A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, Casa dei
Diritti Sociali, CIES, CIR, CNCA, Comunità Papa Giovanni XXIII, Emergency,
Europasilo, Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, Legambiente, Medici Senza
Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam, Senza Confine, Refugees
Welcome, SIMM, UIL.