Per la seconda volta, negli ultimi sette mesi, il Tribunale di Ancona ha emesso un’ordinanza con la quale intima alla Azienda Sanitaria Unica Regione (Asur) Marche di procedere nell’iter di accesso al suicidio medicalmente assistito di un paziente che ne abbia fatto richiesta. Dopo aver emesso ben due sentenze (l’ultima, il 9 giugno 2021) per agevolare la richiesta avanzata da “Mario”, il paziente tetraplegico di 43 anni che ha già ottenuto la verifica delle proprie condizioni ma ancora attende l’ennesima commissione preposta a decidere il tipo e la quantità di farmaco da utilizzare per porre fine alle sue sofferenze, questa volta i giudici marchigiani si sono pronunciati sul caso di “Antonio”. Altro nome di fantasia per una persona, anch’egli di 43 anni e residente nelle Marche, che da quasi 18 mesi vede la propria richiesta bloccata da un muro di gomma, quello eretto dall’assessore regionale leghista Filippo Saltamartini che, dopo aver snobbato perfino la circolare ministeriale che lo richiamava ai propri doveri, ieri ha detto: «È una questione che deve essere affrontata dal Parlamento».

LA NOTIZIA della sentenza di Ancona è stata diffusa dall’associazione Luca Coscioni che ha messo il proprio pool di legali, capitanati dalla segretaria dell’organizzazione, l’avvocata Filomena Gallo, a disposizione di Antonio, il giovane tetraplegico a seguito di un incidente stradale e con un quadro clinico molto compromesso, che chiede all’Asur Marche di verificare le proprie condizioni fisiche e psichiche, come previsto dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso «Cappato-Dj Fabo».

Nell’ordinanza di fine gennaio, la giudice di Ancona sottolinea che l’uomo avrebbe «già messo da parte la somma necessaria per andare in Svizzera per realizzare il proprio intento». Antonio però vorrebbe morire tra i suoi cari. «Non è più la mia vita, prima facevo tutto da me adesso devo chiedere qualsiasi cosa – ha spiegato qualche mese fa in una lettera aperta – L’appoggio della mia famiglia è stato di grande importanza nei momenti più difficili della mia vita ed ora posso dire grazie anche a loro se ho la forza e il coraggio di affrontare questa nuova sfida che mi riporterà ad una rinascita».

IL TRIBUNALE anconetano ha ordinato quindi all’Asur Marche di accertare, previa acquisizione del parere del Comitato etico territorialmente competente, «se Antonio è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili; se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; se le modalità, la metodica e farmaco prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile». E «non assume rilievo la circostanza dedotta dall’Asur per cui la Regione Marche non ha ancora individuato il comitato etico “territorialmente competente”».

Secondo l’ordinanza infatti «diversamente opinando, si arriverebbe ad una abrogazione tacita della pronuncia della Corte Costituzionale e al mantenimento dello status quo ante rispetto alla pronuncia». Abrogazione che, spiega Filomena Gallo, «per legge non è possibile perché una sentenza della Corte Costituzionale non può essere riformata o cancellata dal Parlamento o da un Tribunale ordinario».

L’ASSESSORE Saltamartini invece si rifugia dietro un «noi non possiamo obbligare un medico a farlo», spalleggiato dalla senatrice Paola Binetti, molto attiva in questo periodo con convegni e incontri nel sollecitare un movimento di medici e strutture obiettrici al suicidio assistito. «Il reiterato ostruzionismo dell’azienda sanitaria sta comportando una continua negazione di diritti costituzionali ma soprattutto il prolungarsi delle sofferenze dei malati», sottolinea Gallo invitando l’Asur Marche a «collaborare al rispetto della legalità anziché continuare a negarla».