Tre anni fa i contratti di solidarietà e 130 esuberi full time. Adesso l’azienda annuncia la chiusura dei negozi di Milano Centrale e Grosseto, solidarietà nelle province dove ancora ci sono esuberi o in alternativa il trasferimento forzato.
In più è previsto il trasferimento della sede amministrativa di Curno (Bergamo) a Verano Brianza (Monza), con il conseguente spostamento di 500 lavoratori. Ad aggravare la situazione ci sono anche la scadenza del contratto di solidarietà al 30 aprile in 17 punti vendita Mediaworld (Cosenza, Sassari, Molfetta, Genova, Roma, Torino, Caserta e Napoli) e le intenzioni annunciate di risolvere definitivamente i 150 esuberi dichiarati.
Una situazione insostenibile che ha portato allo sciopero ieri dei 5mila lavortori di Mediaworld, la catena dell’elettronica di consumo, settore alle prese con l’impatto della concorrenza di Amazon e delle vendite on-line che mettonoa rischio i negozi.
«Dal primo maggio 2018, casualmente la festa dei lavoratori – spiegano in una nota Cgil Filcams, Cisl Fisascat e Uiltucs – l’azienda non applicherà più il 90 per cento di maggiorazione domenicale, non riconoscerà più il bonus presenza e ha dichiarato che tutti i punti vendita dovranno avere la sostenibilità economica». Mediamarket (il vero nome dell’azienda), attaccano i sindacati, «si sottrae al confronto» e per questo è stato proclamato uno sciopero nazionale con corteo a Roma dalla biblioteca nazionale alla vicina ambasciata tedesca, visto che la proprietà è in Germania.
Mediamarket (sul mercato con le insegne Mediaworld, Saturn e Media World Compra On Line) «deve affrontare una situazione di mercato difficile, per farlo servono investimenti e serve la partecipazione di tutti i lavoratori». Cgil Filcams, Cisl Fisascat e Uiltucs ricordano che «Mediamarket in passato si è arricchita e si e’ sviluppata utilizzando le infrastrutture e la forza lavoro italiana. Ora deve dimostrare di avere ha anche un minimo di responsabilita’ etica e sociale concordando con il sindacato vere misure di salvaguardia occupazionale”.
I sindacati denunciano l’incapacità aziendale di rilanciarsi sul mercato a causa di un «sistema informatico vetusto; il layout degli accessori per la telefonia, unico segmento di prodotto con margini alti, vecchio e confusionario; politiche dei prezzi on-line non abbastanza competitive». Filcams, Fisascat e UIltucs ricordano di aver sollecitato la definizione di «un contratto integrativo più ampio per migliorare le condizioni di lavoro, in virtù dei peggioramenti dovuti alla riduzione degli organici e alla totale liberalizzazione degli orari», ma anche «sul riconoscimento della corretta professionalità degli addetti e la dovuta formazione di supporto».
La Filcams Cgil ieri pomeriggio festeggiava per «la grande adesione allo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori Mediaworld preoccupati per il loro futuro. Sono in presidio i dipendenti della sede centrale di Cuneo per protestare contro la chiusura degli uffici che li costringe al trasferimento a Verano Brianza», ricorda la federazione sindaacale in un tweet.