Il governo italiano ha ignorato le celebrazioni a Sant’Anna di Stazzema per i 79 anni dall’eccidio. Da Giorgia Meloni nemmeno una parola. Nessun ministro o sottosegretario si è presentato alla cerimonia che, come ogni anno, ricorda il massacro di 560 civili, di cui 130 bambini, trucidati dalla 16a divisione Reichsführer SS all’alba del 12 agosto 1944, quando tre colonne accerchiarono il paesino sulle montagne versiliesi, guidate da fascisti locali.

Non un messaggio di vicinanza o di commemorazione, almeno fino al tardo pomeriggio. «Delle istituzioni c’è bisogno», ha chiosato nel suo discorso Umberto Mancini, presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna. Duro il sindaco di Stazzema Maurizio Verona (Pd), che, al telefono con il manifesto, spiega: «Di solito mi chiamavano loro, si rendevano disponibili a venire. Io avrei voluto invitare Ciro Maschio (Fratelli d’Italia), presidente della Commissione Giustizia alla Camera, perché ha in mano la legge antifascista di iniziativa popolare, non ancora calendarizzata e sottoscritta da oltre 250mila cittadini. Gli ho scritto, gli ho telefonato, non ho mai avuto risposta».

La legge, promossa da Verona e sostenuta da Fabio Fazio, Sergio Staino, Vauro e Roberto Benigni, vuole disciplinare le pene per chi fa propaganda fascista e nazista, in particolare in rete o tramite la vendita di gadget. Ed è proprio sul busto di Mussolini del presidente del Senato Ignazio La Russa che si è espresso l’oratore ufficiale delle celebrazioni, il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini (Pd). «C’è un presidente del Senato – ha denunciato Bonaccini – che non fa mistero, anzi si vanta di esporre con orgoglio in casa cimeli fascisti, dimostrando la sua totale inadeguatezza al ruolo così importante che ricopre».

Non si è fatto attendere invece il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Suo il primo messaggio giunto nella mattinata, in cui ha ricordato come sia «un dovere per la nostra comunità ricordare quanto avvenne». «I militari nazisti delle SS, sostenuti da fascisti locali misero in atto una delle stragi più efferate del conflitto. Fu un massacro di vite innocenti. Donne, anziani, bambini – ben oltre cinquecento – vennero uccisi senza pietà. Tanti i corpi bruciati e resi irriconoscibili». Mattarella ha sottolineato come i valori della persona umana siano ancora a rischio. «Neppure l’infamia della rappresaglia poteva giustificare lo sterminio, la strategia dell’annientamento. Da quegli abissi sono ripartiti il cammino del popolo italiano e del Continente europeo e spetta a ciascuno custodire e consegnare il testimone della memoria alle generazioni più giovani perché possano essere consapevoli protagoniste di un futuro responsabile in cui non siano più messi a rischio i valori della persona umana».

Tanti gli amici tedeschi presenti. A partire dai coniugi musicisti Maren e Horst Westermann, cittadini benemeriti di Stazzema. Furono loro, nel 2007, a riportare la musica nel paese, facendo restaurare l’organo della chiesa ancora crivellato dai colpi nazifascisti. A loro si devono le stagioni concertistiche dell’Organo della Pace. Tutte autofinanziate. Presente Gabriele Heinecke, l’avvocata che ha difeso gratuitamente i superstiti nel processo contro i criminali nazisti. C’era Udo Gumpel, il giornalista cacciatore di nazisti. E gli studenti italo tedeschi del Campo per la Pace. Tutti, tranne il governo italiano.

Non risparmia una stilettata il sindaco Maurizio Verona. «Quelli del governo in Versilia frequentano tanti locali – dice – come la Versiliana, che distano venticinque minuti da Sant’Anna». Il riferimento è, tra gli altri, al vicepremier Matteo Salvini, atteso, nello stesso giorno della commemorazione, al Caffè della Versiliana, dove si ricorda di dire: «Non ci possono essere dubbi. In tutto il mondo deve essere condannato l’orrore delle stragi nazifasciste come quella a Stazzema». «Se fossero venuti ci sarebbe stato tempo e spazio anche per loro. Credo – continua – che farebbe bene anche ai portavoce dei presidenti di Regione, per capire che il fascismo era un male assoluto. C’è questa tendenza a equiparare i morti dell’una e dell’altra parte. Alcuni sono morti perché uccidevano civili italiani, altri sono stati uccisi per liberarsi dalla dittatura, dal fascismo, per dare libertà e democrazia al nostro Paese. Rispettiamoli tutti ma non diciamo mai che sono tutti uguali perche non è così».