Un primo convoglio di pace, con mezzi provenienti da tutta Italia e con destinazione Leopoli. L’obiettivo di aprire un corridoio stabile per più missioni che possano, in sicurezza, trasportare aiuti e portare in salvo più persone possibili, con percorsi di accoglienza certi e mirati grazie a relazioni dirette con organizzazioni partner in Ucraina. Un messaggio comune: «testimoniare con la nostra presenza sul campo la volontà di pace e per permettere a persone con fragilità, madri sole e soprattutto bambini, di lasciare il loro Paese in guerra e raggiungere l’Italia».

E’ l’obiettivo di «Stop the war – Facciamo la pace», azione diretta nonviolenta che porterà il 1 aprile in zona di guerra i rappresentanti di decine di associazioni e realtà italiane. Il cartello è imponente e molto variegato: ci sono le organizzazioni cristiane come la Focsiv, la Comunità Papa Giovanni XXIII e Pax Christi, la Pro civitate christiana di Assisi, i Comboniani, il Cipax, i Focolari e i Beati i costruttori di pace; poi la Cgil e i coordinamenti laici come l’Associazione delle Ong italiane con Arcs, Arci, Un ponte per, Fairwatch, il Cospe di Firenze, Libera e il Gruppo Abele, gli ambientalisti di Extinction Rebellion e Legambiente. Ci sono le realtà dell’accoglienza come Mediterranea, Arci Solidarietà e Mare aperto. Poi media come Radio Popolare, Italia che Cambia e Comune info e tanti altri ancora. Al momento, tra realtà organizzate e singoli si contano oltre 800 adesioni che vanno dal contributo economico, al mezzo, agli aiuti materiali fino alla presenza fisica.

«Nel chiedere che si proclami immediatamente il cessate il fuoco, che si dia spazio alla diplomazia internazionale e alle Nazioni Unite per la risoluzione della controversia e che si consenta subito alle organizzazioni umanitarie internazionali di intervenire, ognuno di noi può fare qualcosa di più e di concreto per fermare questo scempio», è l’auspicio delle realtà promotrici dell’iniziativa.

«Non c’è più tempo! – spiega l’appello che lancia la carovana -. Da sempre siamo accanto agli ultimi, al fianco delle vittime con azioni umanitarie e iniziative di solidarietà internazionale. Vengono momenti in cui però ‘la pace attende i suoi artefici’ – continua l’appello citando Papa Giovanni Paolo II – e noi non possiamo disattenderla. Non vogliamo restare spettatori e sentiamo l’obbligo di esporci in prima persona».

Domani, 31 marzo, i mezzi che effettueranno la missione partiranno da una decina di città italiane per convergere a Gorizia dove affronteranno un itinerario comune attraverso Slovenia, Ungheria e Slovacchia e attraverseranno la frontiera tra Polonia e Ucraina nella giornata del 2 aprile. Nelle giornate del 2 e del 3 aprile si svolgeranno le operazioni di consegna dei materiali d’emergenza, gli incontri con la società civile ucraina e l’accoglienza dei profughi che viaggeranno col convoglio per raggiungere l’Italia.

«Questo è il nostro modo, concreto e diretto, per dimostrare che le organizzazioni italiane della solidarietà e per la pace non sono ‘né,né’ – è il commento della portavoce dell’Associazione delle Ong italiane Aoi, Silvia Stilli, che è tra gli organizzatori dell’iniziativa e partirà da Roma con una delegazione di dirigenti e volontari delle realtà promotrici -. Abbiamo chiaro chi sono le vittime, e questa consapevolezza è superiore ad ogni analisi geopolitica. Non bastano le manifestazioni adesso – -aggiunge, tra una telefonata, un pacco e un whatsapp dal campo -, occorre esserci, esprimere solidarietà coi fatti a chi la guerra la subisce. A Leopoli porteremo il messaggio ‘stopthewar’, insieme alla coerente posizione di chi non crede che siano le armi la soluzione ai conflitti, ma la giustizia e la solidarietà».