Il Coni pone un veto, l’amminstrazione capitolina si adegua immediatamente e il referendum cittadino sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 rischia di slittare, o addirittura di naufragare definitivamente.

Radicali italiani e Radicali Roma, promotori del comitato referendario, lo hanno denunciato ieri in una conferenza stampa indetta nella sede di Torre Argentina. I segretari delle due associazioni radicali, Riccardo Magi e Alessandro Capriccioli, e l’avvocato Francesco Mingiardi parlano di «boicottaggio» e «ingerenza indebita», annunciano un ricorso al Tar (entro la settimana saranno ricevuti dal presidente della Seconda Sezione del Tar di Roma) e minacciano una denuncia penale, e la richiesta di «75 mila euro per risarcimento danni, 25.000 dei quali da riconoscersi già nella fase cautelare del giudizio come provvisionale».

Era già tutto pronto nel week-end scorso per iniziare, in concomitanza con la campagna elettorale, secondo il programma dei promotori, a raccogliere le 28.683 firme necessarie. La Commissione per i referendum della Capitale, «l’unica che – spiegano i Radicali – ha la competenza esclusiva riguardo l’iter della consultazione popolare», aveva già notificato, il 21 aprile, il via libera al quesito che chiede ai cittadini di esprimersi sull’eventuale ritiro della candidatura di Roma, «anche a seguito del ritiro delle candidature delle città di Boston e Amburgo».

Mancavano solo i moduli vidimati che il Comune, per norma, avrebbe dovuto consegnare entro ieri. Così venerdì scorso Magi, che è a capo della lista Radicali per Giachetti, ha fatto una di quelle cose che solo i pannelliani sanno fare: si è piazzato in Campidoglio e ha preteso quei moduli che sembravano impantanati in qualche meandro burocratico. Solo a quel punto gli viene comunicato lo stop dovuto alle contestazioni del Coni. Insiste, e ottiene una nota formale nella quale il Vicesegretario generale dispone la sospensione, sino a nuova comunicazione, del termine fissato per l’avvio della raccolta delle sottoscrizioni, spiegando che il motivo sta nelle riserve espresse dal Coni con una nota del 6 maggio scorso.

«Il Comune sta violando il suo regolamento in quanto solo la Commissione referendaria, e non il Vicesegretario, avrebbe potuto sospendere la procedura – denuncia Magi – Il regolamento, poi, non ammette l’intervento di soggetti terzi come il Coni nel procedimento referendario. Al di là del merito della nota, che peraltro ripropone obiezioni già sollevate che la Commissione ha già respinto, l’intervento del Coni non andava neppure preso in considerazione. Chiediamo al commissario Tronca che il Campidoglio torni sui suoi passi e ritiri questo atto del tutto arbitrario».

Lo slittamento della raccolta firme a dopo la campagna elettorale o addirittura nei mesi estivi, spiega Magi, equivale ad un «boicottaggio».

D’altronde il Coni si è appellato a quella che ritiene un’inesattezza del quesito referendario: il riferimento a Boston, città che, secondo il Comitato olimpico, non avrebbe mai formalizzato la propria candidatura. Nel ricorso al Tar presentato dai Radicali, però, si spiega che «Boston ha ritirato il proprio interesse dopo averlo manifestato e dopo essere stata selezionata dal Cio tra le candidati papabili in seguito al dibattito seguito alla convocazione di un referendum. Quanto ad Amburgo il referendum è stato inserito per legge e ha decretato il ritiro della candidatura».

A Roma invece consultare i cittadini sembrerebbe tabù. Ma ora i Radicali stanno «valutando di presentare anche una denuncia penale per abuso di ufficio, omissione di atti di ufficio e attentato ai diritti civili e politici dei cittadini».