Il 2021 è stato tra gli anni più caldi della storia: in numerosi paesi, fra cui anche l’Italia con i 48,8 gradi a Siracusa, sono stati registrati diversi primati. Vedendo come ha esordito l’estate ’22, non ci sarà da stupirsi se questi record verranno superati. Del resto negli ultimi 6 anni siamo immersi in questo trend termico: sono stati anni sempre più caldi, e le ondate di afa, tipo quella del 2003, non sono più da considerarsi eventi eccezionali: dal 2016 si sono succedute quasi ogni anno.

E’ IL RISCALDAMENTO CLIMATICO BELLEZZA: se prima un’ondata di calore si verificava ogni vent’anni, con l’aumento della temperatura media globale di 1,2 gradi rispetto all’era pre-industriale si può presentare ogni 1-2 anni. Sono previsioni che la rivista Lancet aveva formulato già lo scorso anno in uno speciale dedicato ad afa e calore, e almomento non sembra essere smentita: sul base di questo trend, il 54% della popolazione del pianeta sarà sottoposto a più di 20 giorni all’anno con temperature dannose per la salute, ammesso e non concesso che il riscaldamento climatico sia contenuto entro i 2 gradi.

AL MOMENTO UCCIDE DI PIU’ il freddo, ma le conseguenze sulla salute e sulla mortalità dell’intensificarsi delle ondate di calore non sono da trascurare affatto. Alcuni ricercatori della scuola di Medicina dell’Università della Pennsylvania si sono chiesti se vi fosse una relazione fra i picchi di calore e i tassi di mortalità negli Stati Uniti, e l’anno trovata. Lo studio, pubblicato su Jama Network, la rivista ufficiale della American Medical Association, ha incrociato il numero di giorni di caldo estremo (sopra i 32,2 gradi) che si sono verificati dal 2008 al 2017 con i dati relativi ai tassi mensili di mortalità per tutte le cause possibili fra gli adulti di età pari o superiore ai 20 anni a livello di contea in tutte le contee degli Usa.

LA RICERCA, RISPETTO A QUELLE CONDOTTE in precedenza, ha il merito di non limitarsi a studiare le aree urbane e di cercare di capire se la relazione fra caldo e mortalità varia a seconda della tipologia di popolazione presa in considerazione. Le comunità vulnerabili e storicamente oppresse infatti possono essere colpite in modo sproporzionato dal caldo estremo a causa delle differenze nella coincidenza nei disturbi (comorbilità), delle limitazioni all’assistenza sanitaria e della maggiore esposizione ai rischi del calore estremo delle aree in cui queste popolazioni vivono.

IN BASE AI DATI, PER OGNI GIORNO DI CALDO in più, ci sono stati lo 0,07 di decessi aggiuntivi ogni 1.000 abitanti. Inoltre sono state individuate differenze significative tra i diversi sottogruppi di età, sesso, razza ed etnia: in particolare i tassi di mortalità più elevati notati per gli anziani, gli uomini e gli adulti neri non ispanici. Insomma, anche il caldo aumenta le disuguaglianze. Di conseguenza si teme che con l’aumento di caldo estremo previsto nei prossimi decenni, negli Usa saranno le popolazioni più vulnerabili a pagare maggiormente gli effetti delle temperature estreme.

«THE LANCET» NEL SUO SPECIALE dello scorso anno ha fornito forti evidenze scientifiche per considerare le ondate di calore una minaccia importante alla salute. Il corpo umano risponde allo stress da calore in due modi principali: con la vasodilatazione e la sudorazione. Queste risposte fisiologiche allo stress termico sono necessarie per limitare gli aumenti della temperatura interna e possono influenzare le persone in modo diverso in base, ad esempio, a condizioni mediche specifiche.

LA RIDISTRIBUZIONE E L’AUMENTO del flusso sanguigno verso la pelle aumenta la richiesta cardiaca diminuendo la pressione di riempimento del cuore. Al cuore è quindi richiesto di pompare più forte e più velocemente: per le persone con patologie cardiache preesistenti, questa risposta può portare a ischemia cardiaca, infarto e, infine, al collasso cardiovascolare.

DURANTE GLI ESTREMI DI CALDO GLI EVENTI cardiovascolari diventano la principale causa di morte per le persone anziane. In generale le malattie cardiovascolari di ogni origine sono la principale causa di morte durante le ondate di caldo: essendo che si stima che quasi mezzo miliardo di persone a livello globale abbia malattie cardiovascolari, qualsiasi area densamente popolata colpita da un caldo estremo sarà a rischio di aumento della mortalità cardiovascolare. D’altro canto la produzione di sudore, se i liquidi non vengono adeguatamente reintegrati, può portare alla disidratazione. La perdita di acqua riduce il volume del sangue che può eventualmente esacerbare lo sforzo cardiovascolare, e portare anche a danno renale acuto e insufficienza. Se cronicizzata, la disidratazione può portare a fibrosi renale e malattia renale cronica. Se la temperatura interna raggiunge valori elevati (39-40°C), si possono creare danni a organi al cervello, al cuore, ai reni, all’intestino, al fegato e ai polmoni.

SE POI CI SI TROVA IN AREE INQUINATE, l’unione con l’ondata di calore diventa la seconda maggiore fonte di mortalità e morbilità dopo le malattie cardiovascolari. I danni del caldo non si limitano al momento dell’evento estremo: le lesioni derivate dal calore possono avere conseguenze anche in seguito e la disfunzione d’organo può persistere per anni e rendere l’individuo suscettibile a un rischio di morte da due a tre volte maggiore per decenni dopo.

QUASI LA META’ DELLA POPOLAZIONE mondiale e più di 1 miliardo di lavoratori sono esposti a episodi di calore elevato e un terzo di tutti i lavoratori esposti subisce effetti sulla salute. Si prevede che la morbilità e la mortalità legate al caldo aumenteranno con il progredire dei cambiamenti climatici, con un rischio maggiore associato a livelli più elevati di riscaldamento globale, in particolare nelle regioni tropicali,

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO POI interagisce con altre tendenze, come la crescita e l’invecchiamento della popolazione, l’urbanizzazione e lo sviluppo socioeconomico, che possono esacerbare o migliorare i rischi legati al calore. Sebbene vi siano alcune prove di adattamento all’aumento delle temperature nei paesi ad alto reddito, le proiezioni di un futuro più caldo suggeriscono che senza investimenti nelle azioni di gestione del rischio, è probabile che la morbilità e la mortalità legate al caldo aumenteranno.