Nel 2004 mi capitò di seguire a Dallas la prima edizione dell’American Film Renaissance – festival dedicato al «cinema conservatore», una risposta ad autori come Michael Moore che proprio quell’anno aveva prodotto Fahrenheit 9/11. La rassegna voleva rappresentare una controffensiva «culturale» della destra, impegnata a cooptare strumenti e linguaggi agit-prop, prerogative della controcultura progressista sin dai tempi della contestazione degli anni ’60. L’INTENTO di quel festival e di altri che vi sarebbero seguiti (come il Liberty Film Festival fondato da Govindini Murty e Jason Apuzzo a Hollywood) era di sovvertire quelle «élite liberal» designate anni dopo come «nemiche» dai trumpisti. Contenevano cioè...