Mentre investe 155 milioni in Argentina per acquisire una miniera di rame, in Italia Stellantis continua a ridurre il numero dei suoi lavoratori.

Ieri ha convocato i sindacati per l’ennesimo piano di uscite incentivate. Dopo i 5 mila usciti negli ultimi due anni, Stellantis rilancia un piano per 2 mila uscite entro fine 2023, pari a circa 4,4% su un’occupazione totale in Italia di circa 47 mila lavoratori.
A favore i sindacati firmatari del Ccls Fim Cisl, Uilm, Fismic, Ugl, Aqcfr che fanno sapere che «a coloro che agganciano la pensione entro quattro anni verrà riconosciuto un incentivo tale da garantire per i primi due anni (sommato alla Naspi) il 90% della retribuzione e per gli ulteriori due anni il 70% della retribuzione più i contributi volontari. A coloro che non agganciano la pensione, invece, verrà riconosciuto un incentivo variabile a seconda della età: 24 mensilità (minimo 55.000 euro) più 30.000 euro per chi ha almeno 50 anni; 18 mensilità più 30.000 euro per chi ha fra 45 e 49 anni; 12 mensilità più 20.000 euro per chi ha fra i 40 e i 44 anni; 6 mensilità più 20.000 euro per chi ha fra 35 e 39 anni».

Contraria invece la Fiom. «Stellantis continua per la strada della riduzione dell’occupazione senza prospettive future. Saranno coinvolti gli stabilimenti di Cassino, Mirafiori, Enti Centrali, Pratola Serra, Termoli e Cento per un totale di circa 1.800 lavoratori, di cui circa 900 solo negli enti centrali. Siamo a quasi 7 mila posti di lavoro persi dal 2021. Per queste ragioni abbiamo ribadito la nostra contrarietà in assenza di un piano che preveda la rigenerazione dell’occupazione – spiega il responsabile automotive Fiom Simone Marinelli -. Per la Sevel di Atessa si sta valutando, invece, il ricorso al contratto di espansione con l’opportunità di accompagnare alla pensione chi potrà andarci entro i prossimi 5 anni. La norma prevede l’obbligo di assumere nuovi lavoratori nella misura di un terzo e formazione per la riqualificazione».