Continuano gli scontri al confine tra Libano e Israele. Il rischio che il conflitto diventi regionale è alto. Un altro fronte potrebbe aprirsi al confine tra Siria e Israele: scambi di missili si sono registrati nel Golan, nella zona di Al-Quneitra, occupato da Israele e reclamato dalla Siria. Non sono state riportate al momento vittime, né feriti. Dal Libano Hezbollah, Hamas, le Brigate al-Quds del Jihad islamico e altri gruppi della resistenza palestinese sono pronti all’azione, come hanno dimostrato in questi giorni.

La cospicua presenza di palestinesi in Libano è stimata attorno alle 450mila persone (un decimo dell’intera popolazione libanese) distribuite in 12 campi, nei quali c’è una massiccia presenza di gruppi armati.

SCAMBI di artiglieria in mattinata e in serata ieri anche sui due fronti libanesi, quello occidentale e quello orientale. Tre abitazioni sono state colpite e dieci civili sono rimasti feriti nei villaggi di Dhayra, Marwaheen e Yareen. L’esercito libanese ha chiesto a chi può di lasciare le proprie case e recarsi in posti più sicuri. Uno scambio c’è stato sulla linea di Naqora. Dall’altro lato, i residenti israeliani vicini ai confini libanese e siriano sono stati ieri invitati dall’esercito israeliano a non abbandonare i bunker di sicurezza e a chiudere porte e finestre. Sul confine continuano gli spari da una parte e dall’altra. Altri scambi di razzi c’erano sono stati anche nella giornata di martedì. Lunedì le Brigate al-Quds hanno rivendicato un’incursione dalla parte est del confine in territorio israeliano. La risposta non si è fatta attendere e ci sono state vittime da entrambi i lati: Hezbollah ha perso quattro dei suoi, gli incursori sono stati uccisi, mentre sette soldati israeliani sono rimasti feriti.

Missili sopra il villaggio libanese di Dhaira foto Ap/Marwan Naamani
Missili sopra il villaggio libanese di Dhaira foto Ap/Marwan Naamani

Il confronto non può che avvenire anche sul piano mediatico. Ad aumentare la confusione da una parte e dall’altra sono i continui annunci e le smentite. Varie agenzie hanno dato la notizia di un attacco al fosforo bianco da parte di Israele – che ha smentito – nel sud del Libano e che Unifil (la missione dell’Onu) si riserva di verificare appena ce ne saranno le condizioni. L’invito di Unifil è alla cautela: «Molte sono le notizie da verificare da entrambi i lati. Stamattina c’è stato un lancio di razzi dal Libano, sul confine occidentale. Un obiettivo militare israeliano è stato colpito e l’esercito ha risposto al fuoco. L’Unifil non ha abbandonato le posizioni, era una delle notizie false che sono circolate. L’attenzione è molto alta e l’Unifil continua nell’opera di mediazione tra Libano e Israele per una de-escalation». Queste le dichiarazioni di Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu preposta a controllare la Linea Blu, la zona cuscinetto istituita nel 1978 tra i due stati.

I PRINCIPALI attori libanesi hanno fatto sentire ieri la propria voce e spingono per una normalizzazione.

IN RISPOSTA all’aiuto americano, Hezbollah ha rilasciato un comunicato stampa nel quale si dice «non sorpreso dalle posizioni e dalle azioni dell’amministrazione americana. (…) Ciò riflette la vera essenza delle politiche Usa e del loro supporto al terrorismo (israeliano) da quando si è insediata l’entità occupante». Hezbollah condanna Usa e Israele per «i crimini, le uccisioni e i massacri orribili contro civili innocenti, incluso donne e bambini». Il comunicato si conclude con un invito alle nazioni arabe e islamiche a sottoscrivere la condanna per i due stati.

Nonostante però la retorica aggressiva e l’ostentato sostegno ad Hamas – di cui è uno dei principali alleati nella regione – Hezbollah non pare intenzionato a partecipare direttamente in una guerra che trascinerebbe il Libano in un baratro peggiore di quello in cui il paese si trova adesso, dopo quattro anni di crisi economica, politica e sociale, e tanto meno Israele pare interessato ad aprire un altro fronte ad alta intensità. Una guerra sarebbe oggi il colpo di grazia per un Libano in grave crisi economica che vede qualche spiraglio solo nei soldi che il Fondo monetario internazionale ha stanziato ma poi bloccato per via dello stallo politico del paese che da un anno non trova la quadra sul nome di un presidente della repubblica.

Si cammina però sulle uova: qualunque episodio potrebbe essere decisivo per scatenare una guerra regionale.