Dal soccorso al centrodestra con due deputati dem e altrettanti di Sicilia futura che hanno votato per Gianfranco Miccichè al vertice dell’Assemblea all’appoggio ai 5 Stelle che ha permesso a Giancarlo Cancelleri di conquistare la vice presidenza con 7 voti provenienti dal partito di Renzi. Quello che si sta prendendo la scena in questo primo scorcio della XVII legislatura in Sicilia è un Pd senza bussola, con profondi dissidi interni, intrappolato tra le beghe correntizie, senza una linea politica unitaria. Una navigazione a vista, fatta di colpi bassi, frutto dello shock per la sonora sconfitta alle regionali.

Sulle dinamiche parlamentari tra i dem si sta riversando lo scontro tra chi spingeva, fino a qualche giorno fa prima della tregua armata, per un cambio di rotta del partito invocando la testa del segretario Fausto Raciti e chi invece punta a fare opposizione in Parlamento, provando a dialogare con il M5S, primo partito di minoranza con 20 parlamentari. Non avere risolto la questione interna post-elettorale rinviando la direzione del partito per evitare ulteriori crepe si sta rilevando un boomerang. Anche perché a inasprire i rapporti tra big e correnti c’è la questione delle candidature alle politiche in una Sicilia dove la disfatta alle regionali è stata totale. Il risultato è una compagine parlamentare sfaldata.

A fare saltare i nervi è stata la scelta di 4 deputati di non rispettare il patto di votare per un candidato di bandiera (Nello Dipasquale) per la presidenza dell’Ars: due hanno votato per Miccichè, gli altri probabilmente hanno disperso il voto nella segretezza dell’urna. Sono usciti allo scoperto i due di Sicilia futura, il movimento dell’ex ministro Totò Cardinale, vicino al ministro Lotti: Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo hanno ammesso di avere votato Miccichè. Una doppia scelta che ha mandato all’aria gli equilibri precari del centrosinistra. Il liberi tutti s’è palesato ieri. Saltata la riunione del chiarimento, 7 parlamentari hanno votato per Cancelleri come vice presidente dell’Ars; una mossa in risposta ai soccorritori di Miccichè. Non solo. Alcuni dem, con in testa l’ex Ds Antonello Cracolici, hanno “congelato” l’adesione al gruppo, rimarcando la distanza dai renziani. Scioglieranno la riserva entro domani, prima però pretendono un vertice politico. Una situazione che ha costretto Miccichè a rinviare di 48 ore l’elezione dei deputati-questori e dei deputati-segretari per evitare che l’aula si trasformasse in un Vietnam.

«La verità è che chi nel Pd accusa l’altra parte di fare inciuci con la maggioranza lo fa non perché vuole mantenere il partito puro ma perché ha accordi con i grillini. C’è una parte del Pd che lavora per distruggere e in questo momento il partito è senza guida», attacca il renziano Dipasquale, un passato nel Pdl. «Il tema non è ’chi è puro e chi non lo è’ ma chi vuole il bene del Pd e chi non lo vuole», replica Antonio Rubino, responsabile dell’organizzazione dem nell’isola. Quindi la stoccata: «Nessuno di noi ha mai detto che il Pd fa schifo», con riferimento alle parole che Dipasquale pronunciò durante un comizio quando militava tra le file del centrodestra.