Approvato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul Covid, per 7 voti a 4, il rapporto finale di Renan Calheiros – con la sua richiesta di incriminazione per Bolsonaro e per altri 79 responsabili della disastrosa gestione della pandemia -, è già iniziato il pressing sul procuratore generale Augusto Aras, su cui tutti nutrono, a ragione, la massima diffidenza.

E LUI CI TIENE SUBITO a non smentirli, decidendo, tanto per prendere tempo, di inoltrare il materiale a un organismo della Procura generale della Repubblica, il Gabinete Integrado Covid-19, per un’«analisi previa». Sarà solo dopo questo passaggio che Aras stabilirà se procedere o meno contro Bolsonaro e le altre autorità protette dal “foro privilegiado” (quello che consente alle cariche istituzionali di sottrarsi alla giustizia ordinaria), come i ministri Marcelo Queiroga (Salute), Walter Braga Netto (Difesa), Onyx Lorenzoni (Lavoro) e Wagner Rosário (Controladoria-Geral da União, la nostra Corte dei Conti) e due dei tre figli di Bolsonaro coinvolti, il senatore Flávio e il deputato Eduardo (ma non Carlos). Mentre sarà il Pubblico ministero a decidere sull’incriminazione di tutti gli altri accusati. È stato risparmiato, invece, l’intoccabile ministro dell’Economia Paulo Guedes, passato indenne anche attraverso lo scandalo dei Pandora Papers.
I senatori della Cpi, che proprio ieri hanno consegnato ad Aras il rapporto, hanno comunque un piano B: quello di rivolgersi direttamente alla Corte suprema. E intanto procederanno a creare un osservatorio per accompagnare l’andamento delle indagini, come pure a consegnare il documento al Tribunale penale internazionale.

MA IL PROCURATORE generale non è il solo a subire pressioni. La stessa sorte tocca anche all’altro alleato di ferro di Bolsonaro, il presidente della Camera Arthur Lira, al quale spetta invece la decisione sull’apertura o meno di un processo di impeachment sulla base dei “crimini di responsabilità”, cioè di quegli atti contrari alla Costituzione compiuti nell’esercizio del potere politico, riconosciuti dalla Cpi.
Potendo contare da un lato su Aras e dall’altro su Lira, Bolsonaro si sente piuttosto in una botte di ferro. Tant’è che, come se nulla fosse, si è lanciato, alla radio Jovem Pan, in un’appassionata difesa delle sue fake news, l’ultima delle quali, quella sul legame tra vaccino e Aids, ha lasciato basito l’intero pianeta: «Dire una qualunque cosa sul vaccino è diventato un crimine!», si è lamentato.
C’è comunque, al di fuori del Brasile – nell’ormai tristemente celebre comune di Anguillara Veneta -, chi è pronto a rendergli omaggio, sorvolando allegramente sui crimini contro l’umanità di cui il presidente viene accusato nel rapporto. Arriva infatti da più parti la conferma che Bolsonaro si recherà davvero, l’1 novembre, nel piccolo paese della Bassa padovana che gli ha appena conferito, nell’indignazione generale, la cittadinanza onoraria.

SE NON BASTASSE la delibera in cui il comune assegna 9mila euro alla locale Pro Loco per l’organizzazione di un evento, il primo novembre, con una non meglio precisata «delegazione straniera», a confermare la visita di Bolsonaro è anche il deputato della Lega Luis Roberto Lorenzato, secondo cui il suo arrivo è atteso per mezzogiorno ed è prevista anche una sua visita alla basilica di Sant’Antonio a Padova. Le proteste sono assicurate.