È iniziato in grande stile, con oltre 24 occupazioni di terra in undici stati brasiliani – senza contare manifestazioni, marce, accampamenti e assemblee popolari – l’«aprile rosso» del Movimento dei senza terra, come è chiamata l’ondata di mobilitazioni in tutto il paese promossa ogni anno in occasione dell’anniversario della strage di Eldorado dos Carajás, il 17 aprile 1996, l’episodio più terribile (19 vittime, più altre due morte in seguito alle ferite riportate) della lunga guerra dei latifondisti al movimento.

Le occupazioni, ricorda in una nota l’Mst, evidenziano «l’importanza della riforma agraria come alternativa urgente e necessaria per la produzione di alimenti sani in Brasile e per l’eradicazione della fame nei campi e nelle città», oltre a premere sul governo Lula – da cui, denuncia il dirigente Gilmar Mauro, il movimento «non ha ancora ricevuto assolutamente nulla» – affinché proceda finalmente a espropriare latifondi improduttivi e a democratizzare l’accesso alla terra.

«Nell’attuale situazione – denunciano i senza terra – i fondi destinati tanto all’acquisizione di terre quanto ai diritti dei lavoratori dei campi, dall’infrastruttura al credito per la produzione è, per il secondo anno consecutivo, il più basso dell’ultimo ventennio».

Chiamato in causa dall’organizzazione popolare più importante del Brasile, Lula ha battuto un colpo, annunciando lunedì scorso il programma «Terra da gente» per una riforma agraria «senza grandi conflitti». Obiettivo del programma: beneficiare, entro il 2026, 295mila famiglie, di cui 74mila insediate e 221mila riconosciute o regolarizzate nei lotti insediativi esistenti. Ma già quest’anno, ha chiarito Lula, è previsto un finanziamento di 520 milioni di reais per l’acquisizione di terre improduttive a favore di 73mila famiglie.