Ventidue cadaveri senza nome sono stati ritrovati davanti alle coste di Sfax dalle autorità tunisine. Apparterrebbero a migranti subshariani, ha detto Hichem Ben Ayyad, portavoce del tribunale del governatorato che sta indagando sull’episodio. Sconosciuto l’evento che ha portato all’annegamento, uno di quei naufragi fantasma di cui si ha notizia solo se e quando appaiono dei corpi.

«Non è possibile determinare in questa fase il numero di imbarcazioni che trasportavano i migranti prima di affondare», ha aggiunto Ben Ayyad. Altre persone senza vita erano state ritrovate nelle 24 ore precedenti dalla guardia nazionale tunisina. Due di queste al largo di Djerba. Cinque uomini sono invece stati arrestati con l’accusa di essere coinvolti nell’organizzazione delle traversate verso l’Europa.

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dall’inizio dell’anno sono morte 488 persone lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale.

Ieri, intanto, a Tunisi è volato il ministro dell’Interno Guido Crosetto. Il paese nordafricano è centrale nella strategia di contenimento dei flussi migratori al di là del Mediterraneo su cui ha scommesso il governo Meloni. Strategia che traballa a ogni finestra di beltempo, soprattutto negli ultimi mesi. L’esecutivo italiano celebra il dimezzamento degli sbarchi rispetto allo scorso anno, 16.090 contro 36.324, ma dimentica di dire che rispetto al 2022 sono invece raddoppiati (erano stati 8.778 a questo punto).

Crosetto, comunque, ha portato a casa un Piano di cooperazione bilaterale che prevede 46 attività congiunte tra le forze armate di Italia e Tunisia, dove peraltro si sta svolgendo l’esercitazione militare annuale congiunta «African Lion 24» di Africom, ovvero il comando degli Stati Uniti che si occupa di Africa. «Apprezziamo il sostegno dell’Italia in campo militare», ha dichiarato al termine dei lavori il ministro della Difesa di Tunisi, Imad Memmish.