Dopo duecento anni la Colombia volta pagina e, assicura il vincitore delle elezioni Gustavo Petro, il cambiamento non sarà solo di facciata. Finalmente, aggiunge Francia Márquez, prima donna nera a conquistare la vicepresidenza, «raccogliamo i frutti della semina» dei «nostri antenati», delle loro lotte, dei loro ripetuti tentativi di costruire «la nuova storia».

La strada, tuttavia, non sarà in discesa, come ha dimostrato la recente storia latinoamericana. Se è giusto festeggiare, conviene tenere i piedi ben piantati a terra, come evidenzia la sociologa Betty Ruth Lozano, rappresentante di punta del «femminismo nero, popolare e decoloniale».

La sinistra ha vinto per la prima volta le elezioni. Quali sono ora le aspettative?

La vittoria del Pacto Histórico ha suscitato in noi profonde emozioni: sarà il primo governo non appartenente alle élite discendenti dai colonizzatori che hanno governato questo paese a partire dall’indipendenza dalla Spagna. E la gioia è tanto più profonda in quanto la vittoria è stata realmente sofferta: in questa democrazia mafiosa e corrotta, legata a doppio filo agli interessi del capitalismo transnazionale, le destre hanno fatto di tutto per impedire al Pacto Histórico di conquistare la presidenza. Questa vittoria è importante in particolare a livello simbolico: è come se fosse stato tolto il ginocchio che premeva sul collo del popolo colombiano, come se, dopo tanta violenza, questo popolo possa ricominciare a respirare. Ma non rappresenta di certo la soluzione a tutti i grandi problemi del paese: è molto difficile che, nel quadro di uno Stato così rigidamente colonialista, Petro possa governare liberamente.

Le tre grandi linee di governo saranno, ha detto Petro, pace, giustizia sociale e giustizia ambientale, con un forte accento sul tema del cambiamento climatico. Quali saranno i suoi margini di manovra?

Queste proposte Petro le ha ribadite anche nel suo discorso dopo la vittoria. E già oggi i mezzi di comunicazione rilanciavano le critiche dei suoi avversari. Sappiamo che non sarà facile portarle avanti, che non tutto è nelle mani di Petro, esattamente come non tutto può risolversi semplicemente con il voto. Per questo è necessario continuare a rafforzarci a livello popolare dal punto di vista organizzativo: senza un movimento popolare forte che accompagni questo governo, le sue proposte, al di là di tutte le buone intenzioni di Petro e Márquez, si infrangeranno contro il muro delle forze capitaliste, quelle che hanno portato avanti tutte le politiche di aggiustamento strutturale tra gli applausi del Fondo monetario internazionale.

La proposta di Petro di una moratoria sullo sfruttamento del petrolio sarebbe un passo enorme in termini di transizione verso una società post-estrattivista.

Sarebbe un passo gigantesco. Sappiamo che, di fronte alla dipendenza ancora forte dell’intera economia mondiale dai combustibili fossili, non sarà possibile uscire da un giorno all’altro da un modello estrattivista, ma la nostra aspettativa è che perlomeno non vengano aperti nuovi pozzi petroliferi e che si rinunci al fracking.

Che ruolo potrà giocare Francia Márquez?

Potrà svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione della pace all’interno dei territori. Lo stesso Petro ha evidenziato quanto sia importante costruire la pace a partire dalla sfera locale, nel rispetto delle specificità di ogni regione. Conoscendo molto bene la situazione dei territori abitati dai popoli afro-colombiani e indigeni, vittime di una violenza mirata a espropriarli delle loro terre, Márquez potrà mettere a punto strategie di protezione dei territori, con un’azione di contrasto al narcotraffico. E grazie all’alto livello di consenso di cui gode potrà lavorare efficacemente per tessere quel «grande accordo nazionale» a cui si è richiamato anche Petro.

Qual è stata l’importanza della rivolta popolare dello scorso anno ai fini della vittoria del Pacto Histórico?

Credo sia stata enorme. Il paro nacional ha avute ripercussioni profonde, dimostrando come i giovani, solitamente descritti come apolitici e poco interessati a quanto avviene nel paese, abbiano al contrario una visione molto chiara e una grande capacità di mobilitazione. Ed è stato il loro voto e quello delle donne a risultare decisivo per la vittoria della coppia Petro-Márquez. Ma la rivolta ha anche rivelato il volto più terribile della repressione statale, che si è abbattuta sui giovani assassinandoli, mutilandoli, facendoli scomparire, massacrandoli. Così come ha rivelato quanto i mezzi di comunicazione mentano e omettano, fino a che punto siano al servizio del potere egemonico.

La vittoria di Petro e Márquez pare fondamentale anche per un rilancio del processo di integrazione latinoamericana.

A livello continentale è sicuramente un fatto rilevante che la Colombia, per la prima volta nella sua storia repubblicana, sarà retta da un governo progressista. Un governo che va ad aggiungersi a quelli di paesi come il Messico e il Cile e, speriamo tra breve, il Brasile. Ma per quanto tali governi avranno in questo modo una maggiore forza per portare avanti nuove proposte politiche, l’azione governativa da sola non basta. Anche a livello latinoamericano, il rafforzamento del potere popolare è imprescindibile affinché si possa costruire una società in cui, come dice l’esercito zapatista, ci sia posto per «todos, todas y todes».