Minacciato a causa del suo orientamento sessuale. Questo è quanto afferma di aver subito un ragazzo di 28 anni di Piacenza. Assunto a settembre da un’impresa locale come apprendista operaio, il ragazzo è stato posto sotto la supervisione di un tutor che avrebbe dovuto avviarlo alla professione. L’uomo ha fin da subito elargito commenti e battute sprezzanti sull’omosessualità del neo-assunto. Fino ad arrivare alle vere e proprie intimidazioni «Se sei gay ti investo col muletto».

A poche settimane dall’assunzione al giovane apprendista è arrivata anche la comunicazione del licenziamento, per voce dell’agenzia interinale che aveva fatto da intermediaria. L’azienda ha dichiarato che non aveva più bisogno delle sue prestazioni. Il ragazzo ha cercato di contattare il proprietario della ditta per chiedere spiegazioni ma il confronto è stato più volte rifiutato. «Continuavo a non essere creduto da nessuno, quindi ho chiamato il collega che era con me quella mattina, che ha confermato l’accaduto» ha dichiarato ai media locali il ragazzo «e solo dopo la coraggiosa testimonianza di un terzo il datore di lavoro si è scusato».

Il giovane ha segnalato il fatto all’associazione Atomo Arcigay di Piacenza che ha subito espressa massima solidarietà alla vittima dell’abuso ricordando l’alta incidenza di casi come questi che il più delle volte rimangono nell’ombra «Vorrei sapere se possiamo contare sull’amministrazione per la lotta a questo tipo di discriminazioni e cosa intenda fare il Comune per contrastarle.» dice il presidente Davide Bastoni rivolgendosi in particolare al sindaco della città Patrizia Barbieri.

Sul caso si è espresso anche il segretario nazionale dell’Arcigay, Gabriele Piazzoni, interpellando direttamente il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio «Il lavoro che umilia non è lavoro: questo paese ha bisogno non solo di occupazione ma di buona occupazione, di luoghi di lavoro dignitosi e non violenti, in cui le persone lgbtq non siano costrette a rendersi invisibili o peggio ancora a rinunciare alla propria occupazione». Il giovane dopo le minacce ha deciso di prendere parola per rendere pubblico il suo caso nella speranza che «altre persone trovino il coraggio di uscire dal silenzio».

Ieri a Roma si è svolto un presidio fuori dall’hotel Capannelle per protestare contro un altro caso di licenziamento discriminatorio. Un uomo di 36 anni ha impugnato di fronte al tribunale l’allontanamento dall’impiego che svolgeva presso l’albergo, nei pressi dell’Appia Antica. L’ex-dipendente, che lavorava nella struttura dal 2013, ha affermato di aver subito per anni vessazioni, derisioni e insulti da parte dei colleghi e dei superiori a causa del suo orientamento sessuale, apertamente dichiarato.

Secondo la sua testimonianza i datori di lavoro avrebbero trovato, lo scorso Febbraio, un pretesto per mandarlo via. Il delegato dell’Hotel Capannelle, Norberto D’Alessandro, ha replicato che il ragazzo è stato allontanato perché responsabile di un ammanco di cassa di 45 euro: «La discriminazione non c’entra, qui ci sono dipendenti rumeni, egiziani, abbiamo sempre trattato bene tutti». L’8 novembre ci sarà la prima udienza del processo.