Tema: l’interruzione di gravidanza, la legge 194 e l’emendamento di Fdi che legittimerebbe una volta per tutte la presenza delle organizzazioni pro life e antiabortiste nei consultori (spiacevole pratica già in vigore in molte regioni).

Luogo: Porta a porta, su Raiuno. Ospiti: oltre al conduttore Bruno Vespa, Alessandro Zan, Mario Sechi, Antonio Noto, Giovanni Donzelli, Federico Rampini e Tommaso Labate.

Tutti uomini, in una specie di riproposizione della celeberrima puntata di Bojack Horseman: «Abbiamo un gruppo di uomini bianchi con il papillon per parlare dell’aborto».

Il giorno dopo la polemica è montata, anche se con qualche timidezza di troppo: si sa che prendersela con Porta a porta è difficile, perché poi si rischia di non essere più chiamati a partecipare ai dibattiti della «terza camera» dello stato.

Dal Pd si sono fatte sentire le senatrici Cecilia D’Elia e Annamaria Furlan e la deputata Ilenia Malavasi. «Sul canale principale della tv pubblica – ha detto quest’ultima -, è andata in onda la rappresentazione precisa dell’ideologia di governo (e non solo): nessuna donna coinvolta su temi che riguardano la salute riproduttiva femminile e la libertà di scelta. A un certo punto ne hanno messa una, in video, un’ostetrica, ripresa di spalle».

Decisamente più netta la posizione di Avs. Peppe De Cristofaro, membro della vigilanza Rai, ha parlato della puntata di Porta a porta come di «una cosa gravissima, una violazione del codice etico dell’azienda, su cui presenteremo un’interrogazione in commissione di vigilanza e sulla quale chiederò alla presidente Floridia di convocare l’amministratore delegato Sergio e il direttore generale Rossi».

Poi ha rilanciato Nicola Fratoianni: «Lo dico ai miei colleghi uomini: dovremmo iniziare a rifiutarci di parlare in luoghi in cui non ci sono donne, soprattutto quando si parla del corpo e delle scelte delle donne».

La redazione di Porta a porta si è così discolpata: «Gli inviti per la trasmissione di giovedì 18 aprile sono stati fatti nei giorni precedenti al manifestarsi della polemica. Essendo prevista la presenza del Partito democratico, avevamo invitato tre donne parlamentari del Pd (sostituite alla fine dall’onorevole Zan per la loro indisponibilità) e una direttrice di giornale, anch’essa indisponibile». E ancora: «In ogni caso l’aborto è stato solo uno degli otto temi trattati nella trasmissione di ieri. Gli altri sette erano la guerra, Meloni a Bruxelles, il ricorso al governo contro l’Emilia-Romagna sul fine vita, la discussione sulla foto di Berlinguer nella tessera del Pd, il 5 in condotta e i sondaggi pre elettorali».

Un tipico caso di toppa peggiore del buco: viene da pensare che, aborto a parte, gli altri temi non siano questioni di cui le donne dovrebbero occuparsi.

Da Porta a porta hanno fatto sapere anche di aver pensato di invitare per i «Cinque minuti» (la striscia quotidiana condotta da Vespa in coda al Tg1) la deputata 5S Gilda Sportiello, ma poi l’ospitata è saltata per lasciare spazio all’attacco israeliano contro l’Iran.

E alla presidente della Rai Marinella Soldi, che ha richiamato il giornalista «al ruolo fondamentale del servizio pubblico», Vespa ha risposto che lui ospita solo «politici molto rappresentativi» ma purtroppo al vertice dei gruppi parlamentari dei primi 5 partiti ci sono solo 5 donne.

Ad ogni buon conto, dalla sua crew fanno sapere di voler «tornare sul tema alla prima occasione utile». E a questo punto non si sa quanto l’eventualità sia auspicabile.