Per Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda, la riforma della scuola, così come si è letta ieri nel maxiemendamento al Senato, «non risolve, ma aggrava il problema del precariato; esclude e ignora il personale Ata [che subirà un nuovo taglio di 2.200 unità, ndr]; mortifica la partecipazione e la collegialità con i nuovi poteri del preside; non rispetta la libertà di insegnamento; cancella i diritti contrattuali fondamentali e indebolisce la funzione del contratto nazionale». Un filotto di accuse fittamente articolate in un’analisi spietata, aggravata da ciò che nel testo attuale del Disegno di legge ancora non c’è: le deleghe in bianco al governo che oggi il Senato si vedrà costretto a votare con la fiducia. «Sono in bianco», precisano i sindacati. Su quella pagina bianca il governo Renzi sarà libero dalla prossima settimana, dopo l’approvazione definitiva alla Camera, di scrivere qualsiasi cosa. Per il momento il bilancio è questo: «Vengono messi in discussione basilari principi costituzionali: inclusività, uguaglianza sociale e libertà di insegnamento». Per la cronaca, tali obiezioni sono state bocciate ieri dal Senato che, evidentemente, non ha trovato nulla di incostituzionale in un provvedimento grave e sbilenco.

Ma cosa, di preciso, accadrà una volta approvata la riforma? Ieri la Uil scuola ha diffuso una simulazione dove spiega i risvolti pratici: da settembre sono assunti 51.889 docenti che sceglieranno la sede secondo le norme attuali. Le altre 55.258 assunzioni avverranno per chiamata dei dirigenti in base al Piano di offerta formativa.Avverranno con decorrenza giuridica da settembre 2015 ed economica da settembre 2016. I docenti si vedranno revocare l’incarico in caso di cambiamento di questo piano. Perduta, per sempre, la titolarità della cattedra.

Le assunzioni riguarderanno i docenti idonei del «concorsone» 2012 e dalle graduatorie ad esaurimento che dovranno presentare una domanda. Gli abilitati di seconda fascia sono stati esclusi (ma era loro diritto essere assunti). Avranno una quota del 50% sulle annunciate 60 mila assunzioni dal 1 settembre 2016. Il bando dovrebbe uscire entro dicembre. Per il 2015 questi abilitati resteranno con un contratto precario, sebbene sia stata ampiamente verificata (ad esempio da uno studio della Flc-Cgil) la disponibilità dei posti non coperti dal piano assunzioni. Il governo non fa alcun cenno ad un piano pluriennale di assunzioni richiesto, tra gli altri, anche dalla minoranza Pd. Gli albi territoriali, dai quali il «preside manager» pescherà i «suoi» docenti partiranno solo da settembre 2016. Questo significa che l’oggetto stesso della riforma, cioè la chiamata diretta dei super-presidi, slitterà di un anno. In questi albi ci saranno i docenti soprannumerari, i neoassunti senza incarico nel 2015. «Sarà un girone infernale» commenta la Uil. Negativo il commento sul comitato di valutazione con genitori e studenti. «Non avviene in nessun paese europeo». Negate, infine, le tutele su orario, formazione e retribuzione: «Docenti doppiamente penalizzati: per loro c’è il blocco del contratto e la riduzione delle tutele».