A un mese dalla prima manifestazione contro la legge El Khomri, il 9 marzo scorso, la mobilitazione continua a Parigi e nel resto della Francia. Il 9 aprile per la sesta volta in cinque settimane decine di migliaia di persone hanno invaso oltre duecento piazze per esigere ancora una volta il ritiro della Loi Travail che, tra infruttuose trattative e modesti aggiustamenti, prosegue indisturbata il suo iter parlamentare.
E per la sera del 40 marzo – secondo il calendario inaugurato dall’inizio della nuit debout dopo lo sciopero nazionale del 31 – si sono radunati per il decimo giorno consecutivo i protagonisti delle “notti in piedi”.
Le cifre sono un banco di prova ineludibile, ma dare i numeri non basta a decriptare l’anima di un movimento tuttora imprevedibile. Non il remake del Sessantotto, neppure forse quello del 2006 – il movimento anti-CPE, nemmeno un occupy alla francese e neanche un tornado di indignés.
Un movimento che ha moltiplicato i luoghi delle proteste – le piazze, i licei, le stazioni, le università, i porti, i boulevard, qualche fabbrica e i marciapiedi di fronte ai commissariati, perché la repressione delle forze dell’ordine è cresciuta esponenzialmente – e che si è propagato finora a ritmo sincopato, destreggiandosi tra assemblee infinite e cariche fumose, grèves et rêves.
Le foto che seguono di Jean Segura e Alhil Villalba raccontano l’ultima settimana di mobilitazione.





