Quando ormai il cielo si scurisce su piazza del Popolo, una cosa è chiara: Elly Schlein ha vinto la scommessa della sua prima piazza da segretaria del Pd. L’ha fortemente voluta, non solo per contrastare la manovra del governo, ma per mostrare plasticamente che il nuovo corso dem (il suo) ha una base popolare, fatta di iscritti e militanti, e non solo dagli elettori delle primarie.

GIÀ ALLE 14 PIAZZA del Popolo è quasi piena di bandiere dem e di simpatizzanti: ci sono anche molti giovanissimi, e questa è una novità. Alla fine saranno circa 50mila (stima degli organizzatori), il successo è pieno: in un momento in cui non ci sono scadenze elettorali non era scontato. La segretaria si fa precedere una lunghissima lista di oratori, che esprimono le tante battaglie che vuole combattere: dalla sanità alla scuola, il clima, le aziende in crisi, i sindaci della Romagna colpita dall’alluvione, le donne che non riescono ad andare in pensione, due mamme che hanno visto cancellata la trascrizione dell’atto di nascita della loro bambina.

«Lotte che si devono unire», dice Schlein dal palco, «perché le persone vivono contemporaneamente molti problemi». «Avevamo bisogno di tornare in piazza», il suo esordio, «siamo qui per dire basta con il governo di una destra che se ne frega di chi ha di meno. In un anno non hanno ottenuto nessun risultato positivo».

LA CRITICA AL GOVERNO è radicale: dalla salute che «vogliono privatizzare» alla gestione dei migranti su cui «vomitano odio», loro «vogliono abbassare le tasse ai ricchi e far mancare le cure ai poveri». «Per noi libertà è redistribuzione», dice parafrasando Gaber. Fino al premierato: «È evidente il modello che c’è dietro: una deriva plebiscitaria. Meloni non vuole governare, vuole comandare: una scelta irresponsabile, noi non ci stiamo, questo paese ha già dato con l’uomo solo al comando». Netta la rivendicazione: «Siamo orgogliosamente antifascisti».

ACCANTO ALLA CRITICA, c’è la volontà di gridare che «la piazza è la nostra risposta, siamo qui per ricostruire la sinistra e una speranza: l’alternativa è qui, oggi parte una fase nuova». Dietro il palco arrivano Giuseppe Conte con una delegazione dei 5S, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: il fronte giallorosso del governo Conte 2 per un giorno mette da parte polemiche e divisioni. Il leader 5S parla a lungo con Schlein, la piazza lo accoglie con simpatia: «Siamo qui per confermare il dialogo che abbiamo già avviato col Pd e per ribadire tutto il nostro dissenso, forte, alle politiche del governo, a partire dalla manovra», spiega.

SCHLEIN CHIAMA L’APPLAUSO per gli ospiti, ribadisce di sentire «la responsabilità di costruire un fronte alternativo con uno spirito unitario» e che «il Pd non è autosufficiente». Come aveva fato prima di lei Bonaccini, sottolinea che «senza il Pd non si costruisce l’alternativa a queste destre». Nessuno spazio alle polemiche tra le opposizioni, «la nostra gente è stufa, il nostro obiettivo è convincere chi non crede più che la politica possa migliorare le loro vite».

Questa è anche la giornata «dell’orgoglio democratico rinnovato». Non nasconde gli errori commessi, dalla mancata cancellazione della Bossi-Fini alle scelte sull’articolo 18. «Questa piazza è una promessa, un progetto di futuro che vuole allargarsi ancora, a chi oggi ancora non ha voluto venire».

UN LUNGO PASSAGGIO è dedicato alla guerra in Medio Oriente, con la richiesta di un «cessate il fuoco umanitario». «Non possiamo più accettare il massacro dei civili e le bombe su ospedali, scuole e campi profughi», dice tra gli applausi. «Chiediamo ad Hamas di liberare gli ostaggi, ma anche di difendere i civili palestinesi, garantire aiuti umanitari, riprendere il percorso per “due popoli, due stati”, ma non dimentichiamo che uno dei due stai non è mai nato per un colpevole abbandono della comunità internazionale».

Schlein ribadisce che «le sofferenze dei palestinesi non valgono di meno», che il diritto internazionale «è stato già violato da Israele con gli insediamenti di coloni in Cisgiordania». Dura la condanna «dei rigurgiti di antisemitismo che ci feriscono», affettuoso il messaggio a Liliana Segre: «Vogliamo dirle che non ha vissuto invano».

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DIETRO IL PALCO SI NOTANO i volti sorridenti dei fedelissimi della leader, da Igor Taruffi (che ha curato l’organizzazione della piazza) a Marta Bonafoni e ai capigruppo (Boccia parla a lungo con Conte). Ci sono anche i big della vecchia guardia, da Franceschini a Zingaretti e Delrio, e gli esponenti della minoranza atlantista come Guerini, Alfieri e Bonafè.

IN PIAZZA DOMINANO le bandiere dem, qualcuna della pace, altri vessilli non erano graditi. Un gruppo di ragazzi siciliani sfida l’ordine di scuderia con Che Guevara, i romagnoli diffondono «Romagna mia» a tutto volume, il giovane medico Stefano Cuccoli (tra i primi a parlare) chiede al Pd di fare presto: «La battaglia per la sanità pubblica va fatta subito, non resisteremo in eterno». Applausi.

Che arrivano anche a Ilaria, studentessa che chiede «non solo belle parole ma azioni concrete per l’istruzione» e ricorda che «l’alternativa va ancora costruita». Schlein nel finale alza i toni, «Abbiamo bisogno della vostra sana incazzatura» e cita Pertini («La libertà senza conquiste sociali è fragile»). «Non ci lasciamo qui», l’ultimo messaggio, prima di cantare Bella ciao insieme a un gruppo di giovanissimi, alcuni col pugno chiuso.