Federico Sboarina, il sindaco uscente di Verona di Fdi che parte indietro al ballottaggio del 26 giugno con Damiano Tommasi, rifiuta l’apparentamento proposto da Flavio Tosi (suo storico rivale), appena entrato in Forza Italia. «Ringraziamo Tosi e Fi per l’apertura ufficiale all’apparentamento, ma la nostra è una scelta di coerenza, senz’altro coraggiosa, però rispettosa dell’elettorato», ha detto ieri in conferenza stampa. «Noi il contratto abbiamo deciso di firmarlo direttamente coi veronesi, e non all’interno dei palazzi per mezzo di un apparentamento tecnico che avrebbe regalato alla sinistra, per una stranezza della legge, un maggior numero di consiglieri comunali». La controproposta di Sboarina è «un accordo programmatico che definisca insieme la squadra migliore».

Tradotto dal politichese: il sindaco meloniano, con l’apparentamento, avrebbe avuto- in caso di vittoria- una maggioranza in cui gli uomini di Tosi (8 secondo le stime su 22 consiglieri di maggioranza) sarabbero stai determinanti, rendendolo un’anatra zoppa. Offrendo dei posti in giunta (si parla di 4), invece, Sboarina in ogni momento potrebbe rimuovere gli assessori tosiani e andare avanti per la sua strada senza problemi in consiglio comunale. E così non gli resta che fare appelli al popolo del centrodestra e all’anima reazionaria della città sventolando il fantasma di un sindaco di sinistra che «trasformerebbe Verona in una capitale transgender». Delusione da che parla di Fi «decisione incomprensibile» e di «vocazione alla sconfitta» e invita Meloni a «ripostare alla ragione» Sboarina.

Il no all’apparentamento è una buona notizia per Tommasi, che ieri ha iniziato il suo tour a piedi per tutti gli 8 quartieri di Verona, e continua a tenersi a debita distanza dalle faide interne al centrodestra. Senza i 25mila voti di Tosi, per l’uscente sarà senza dubbio difficile recuperare i circa 7mila che lo separano da Tommasi al primo turno. Lo stesso Tosi ieri in un’intervista è stato profeta di sventura per il candidato cui proponeva, nelle stesse ore, un accordo politico: «Se Tommasi riesce a riportare al voto chi lo ha votato domenica 12 giugno non c’è partita». Lo stesso Tosi però accusa il candidato di Fdi di aver fatto «un pericoloso assist alla sinistra».