La siccità tiene la Sardegna in una morsa di ferro. Ieri la giunta regionale guidata da Alessandra Todde, riunita in sessione straordinaria, ha dichiarato lo stato di emergenza in tutta l’isola. «Abbiamo una situazione – dice la presidente pentastellata, leader del Campo largo sardo – che dev’essere gestita su tutti i fronti. Servono risorse straordinarie e le stanzieremo al più presto, ma bisogna anche dare le giuste informazioni sullo stato delle cose. A questo scopo abbiamo aperto tavoli nelle aeree più colpite, perché i sindaci abbiano dati dettagliati da fornire ai cittadini e indicazioni su ciò che è possibile fare nell’immediato. Da ottobre, poi, con tutte le amministrazioni comunali pianificheremo le soluzioni strutturali, in modo da non ritrovarci l’anno prossimo con gli stessi problemi».

La situazione è pesante ed è aggravata dagli incendi che in questi giorni, favoriti dal caldo torrido, stanno mandando in fumo migliaia di ettari di pascoli e di boschi. L’aumento delle temperature oltre le soglie stagionali e la prolungata assenza di precipitazioni hanno messo in crisi aziende agricole e allevatori. Le aree più colpite sono la Baronia e l’Ogliastra, a nord e a sud del Nuorese, dove in molti casi si è dovuti ricorrere al razionamento dell’acqua. Gli invasi sono quasi vuoti: nel solo mese di giugno la portata è passata da 1.145,63 milioni di metri cubi a 1.048,06 milioni (dal 62,8% della capienza massima al 57,4%). E a luglio la situazione è ulteriormente peggiorata.

Lo stop all’irrigazione è già arrivato nei campi di Posada (dove il bacino di Maccheronis è al 26,8%) e nelle campagne di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro. Ma la siccità flagella anche il sud est, in modo particolare il Sulcis. Secondo un recente report di Legambiente la Sardegna è la quarta regione più colpita dalla grande sete dopo Sicilia, Lombardia e Piemonte. Tra i primi a lanciare l’allarme, già ai primi di giugno, sono stati i dirigenti della Coldiretti sarda: «È necessario dichiarare subito lo stato di emergenza regionale. C’è una situazione che continua a peggiorare nonostante la reale e concreta disponibilità dell’assessorato regionale dell’Ambiente e della Protezione civile, che da subito si sono messi a disposizione per aiutare allevatori e agricoltori. Purtroppo i pesantissimi cavilli amministrativi e burocratici impediscono di aiutare in modo immediato le imprese sarde».

Ora la giunta Todde accelera: «C’è urgenza – dice la presidente – di ricorrere a prime e immediate misure di mitigazione del rischio per contenere gli effetti della crisi idrica. Misure che richiedono l’attivazione di procedure straordinarie come quella della dichiarazione dello stato di emergenza. Saremo presto in grado di mettere in atto i primi interventi urgenti, che adotteremo attraverso ordinanze di protezione civile anche in deroga alla normativa in vigore».

Le risorse immediate sono i fondi per il 2024 già disponibili in bilancio per il sostegno alle imprese agricole in difficoltà: sono due milioni di euro. «Ma arriveranno – dice Todde – altri finanziamenti straordinari, rinviando a successive ordinanze di protezione civile la ripartizione delle risorse sulla base di analitiche quantificazioni dei fabbisogni. Nel frattempo – aggiunge la presidente – le direzioni generali dell’Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna, la Protezione civile e gli assessori ai Lavori pubblici e all’Agricoltura predisporranno una relazione tecnica affinché possa essere attivata, qualora ne ricorressero i presupposti, la richiesta al presidente del Consiglio dei ministri per la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale».