Anche giovedì primo agosto 13 città italiane restano in «bollino rosso» secondo il Bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute. Il monitoraggio è necessario perché temperature molto elevate per più giorni consecutivi, associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione sono condizioni climatiche rischiose per la popolazione. Tra le città più esposte, quelle più abitate: Roma, Milano, Torino, Brescia, Bologna, Firenze. Il dato è confermato dall’ultimo report diffuso da Greenpeace e realizzato insieme ai ricercatori dell’Istat, «L’estate che scotta», da cui emerge una tendenza a dir poco preoccupante che dipinge larghe porzioni dell’Italia esposte a temperature superficiali sempre più elevate.

Da agosto 2019 ad agosto 2023, oltre 8 milioni di cittadini, inclusi più di 1,3 milioni di anziani e bambini, hanno sperimentato il caldo estremo, temperature tropicali, superiori ai 40 gradi. I dati, spiega l’associazione, sono probabilmente sottostimati perché si basano solo sulla popolazione residente e non considerano il numero effettivo di coloro che vivono nelle città analizzate. Negli ultimi quattro anni il numero di persone esposti nelle città monitorate è raddoppiato.

Greenpeace e Istat hanno monitorato la temperatura della superficie terrestre, dati raccolti dai satelliti Sentinel-3 del programma Copernicus che includono tutte le superfici visibili dall’alto come tetti, abitazioni, strade e alberi. La scelta di calcolare la temperatura delle superfici è legata al fatto che il calore irradiato dal suolo e dalle superfici contribuisce alla vivibilità di un determinato ambiente: si tratta, cioè, di un elemento molto rilevante. È importante notare – annota Greenpeace – che queste rilevazioni sono state effettuate tra le 9 e le 11 del mattino, quindi non rappresentano le temperature massime giornaliere, il che suggerisce che la situazione potrebbe essere ancora più critica.

Le città analizzate sono state 21. Nel giugno 2024 in quasi tutti i capoluoghi italiani le temperature superficiali massime hanno superato i 35 gradi, con picchi di oltre 39 in 12 delle 21 città analizzate. Bari, Napoli, Roma, Catanzaro, Ancona, Palermo e Campobasso hanno registrato temperature superficiali superiori a 40 gradi. A Milano la media delle temperature superficiali è stata di 39,9. Il fenomeno delle alte temperature superficiali, insomma, è diffuso in tutta Italia: in 11 capoluoghi su 21 oltre il 90% della popolazione è stato esposto a temperature pari o superiori a 40 gradi, con picchi oltre il 98% a Bari, Firenze, Cagliari, Napoli e Palermo. Anche in alcuni capoluoghi del Nord, come Aosta, Torino e Milano, si riscontrano percentuali significative di popolazione esposta. Solo tre capoluoghi mostrano percentuali di popolazione sotto il 60%: Trieste (51,3%), Genova (47%) e Bolzano (2,1%).

«La comunità scientifica è da tempo concorde sul fatto che le ondate di calore sono rese sempre più frequenti e intense dai cambiamenti climatici, alimentati dall’emissione di gas serra dovuta ad attività antropiche, in particolare all’utilizzo dei combustibili fossili», commenta Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia. «Dobbiamo mettere fine alla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone. I governi devono farsi promotori di una reale transizione alle fonti rinnovabili, impegnandosi al tempo stesso in interventi sul territorio per evitare gli effetti più pericolosi del caldo estremo». Prevenire, insomma, per non trovarsi a curare i sintomi sempre più acuti del riscaldamento globale.