Davanti alle reti che delimitano il poligono di Capo Teulada per dire no all’esercitazione militare Mare aperto in corso sulle coste della Sardegna. Domenica 22 maggio i militanti di tutte le sigle della galassia antimilitarista e pacifista sarda, ma anche tanti semplici cittadini, hanno dato vita a una protesta lanciata dal collettivo Sardinnia Aresti contro i giochi di guerra che dal 2 maggio e ancora per tutta la prossima settimana avranno come teatro la costa meridionale della Sardegna e i tratti sud delle coste orientali e occidentali dell’isola. Uno schieramento di forze imponente per un’esercitazione alla quale la Marina ha invitato le forze militari di altri sette paesi Nato. Quattromila soldati, 65 navi da guerra e mezzi pesanti da sbarco con reparti anfibi scelti supportati da caccia ed elicotteri. Con bombe e missili veri che esplodendo devastano spiagge di eccezionale pregio naturalistico. I movimenti antimilitaristi e pacifisti chiedono lo stop ai giochi di guerra, proprio nel momento in cui l’Europa conosce una nuova stagione di conflitto con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il tema, però, si incrocia anche con una delle richieste più pressanti del mondo antimilitarista sardo: l’imponente presenza delle servitù militari nell’isola, dove 35mila ettari di territorio sono vincolati dalle stellette e dove insistono i tre poligoni militari più grandi d’Europa: Quirra-San Lorenzo, Capo Frasca e appunto Teulada.

Il concentramento dei partecipanti alla manifestazione era fissato per domenica 22 marzo alle 12 nella piazza Su Nuraghe di Sant’Anna Arresi, un piccolo paese il cui territorio è occupato per una parte considerevole dal poligono. Da lì il corteo (diverse centinaia) si è snodato per dodici chilometri sino a raggiungere le reti metalliche che delimitano la base. Dai manifestanti slogan contro le servitù militari e contro la presenza in Sardegna della Nato. Un tratto delle recinzioni è stato tagliato e i manifestanti sono entrati nel poligono. Atti che gli antimilitaristi considerano “una riappropriazione simbolica di un territorio che le basi, a Teulada come in tante altre parti dell’isola, hanno sottratto alla Sardegna”. A presidiare il cancello di ingresso, un reparto della Polizia schierato in tenuta antisommossa. Ma tutto si è svolto in maniera pacifica. Non ci sono stati incidenti.

La recinzione del poligono taglia, foto di Costantino CossuLe ragioni della mobilitazione sono spiegate da Sardinnia Arestis: “Pensiamo che l’occupazione militare della Sardegna sia una delle dimostrazioni più esplicite del dominio coloniale che opprime la nostra terra. L’occupazione militare devasta l’ambiente, sottrae enormi porzioni di territorio che potrebbero avere ben altro utilizzo, produce una monocoltura economica che si riverbera come ricatto occupazionale impedendo forme altre di sussistenza e provocando la miseria di cui la stessa occupazione militare poi si fa forte per continuare a mostrarsi non soltanto necessaria ma anzi benefica. Sappiamo bene, invece, che le reti metalliche che negano ai sardi la loro terra parlano da sempre di morte, di sfruttamento per un tozzo di pane, di inquinamento, di malattia”. “Per la nostra terra – scrivono ancora i militanti di Sardinnia Arestis – desideriamo altro che questo destino di colonia di uno stato che ci scarica addosso tonnellate di proiettili e di missili. Ora che la guerra è in Europa vogliono convincerci che noi siamo i buoni che combattono contro i cattivi. Ci dicono che è giusto stare zitti, che è giusto che i poligoni ci siano e che intensifichino la propria attività. La verità è che questa guerra è diversa dalle altre soltanto perché è vicina; per il resto è l’ennesimo conflitto tra predatori, tra blocchi imperialisti che mostrano i muscoli per guadagnare una posizione più forte, mentre a morire sono, come sempre, soprattutto i civili”. “Ci sta a cuore ribadire – conclude la nota di Sardinnia Arestis – che l’occupazione militare della Sardegna è soltanto una delle tante forme di oppressione con cui l’isola deve fare i conti. Perciò, così come a Teulada diciamo no alle esercitazioni militari, allo stesso modo ci opponiamo alla devastazione ambientale delle nostre coste da parte dei signori del cemento, ai tentativi di fare della Sardegna il sito nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari, al sistematico sfruttamento del lavoro”. “Vastissime zone dell’isola – spiega in un’intervista a Radio Giubbe Rosse Cristiano Sabino, tra gli esponenti del movimento antimilitarista e indipendentista sardo – sin dagli anni Cinquanta del secolo scorso sono state cedute dalla Repubblica italiana alle forze armate. Ora, con l’esercitazione Mare aperto, decisa fuori dei calendari concordati ed estesa ad aree non comprese nelle servitù militari (siti come Nora a Oristano o la spiaggia del Poetto a Cagliari), i poligoni sardi, che da sempre sono aperti agli eserciti di altri paesi Nato e non soltanto (ad esempio Israele), sono messi a disposizione per una prova generale dell’escalation della guerra in Ucraina”. “Ancora una volta la Sardegna è teatro di mortificanti simulazioni di guerra. È arrivato il momento di essere liberati da questi insensati atti di violenza, è arrivato il momento di dire basta alle esercitazioni militari che, anno dopo anno, trasformano chilometri di costa da paradiso in inferno”: è la presa di posizione della deputata nuorese Mara Lapia (M5S), che sul tema è si è espressa rivolgendosi al presidente del consiglio Mario Draghi durante l’intervento del premier in parlamento, giovedì 19 maggio, per riferire sulla guerra in Ucraina.

Sabato 21 maggio, alla vigilia della manifestazione di Teulada, i giornali sardi, ma anche Repubblica e La Stampa, hanno riportato la notizia che una molotov sarebbe stata lanciata contro il Comando militare della Sardegna a Cagliari. Sul fatto, ancora tutto da chiarire, indaga la Digos. Ecco la versione degli organizzatori della protesta di Teulada: “Nella serata di sabato 21 maggio si è svolto uno dei tanti cortei che in queste settimane hanno attraversato la città di Cagliari per protestare contro le esercitazioni militari che stanno devastando la nostra isola con una violenza mai vista. Il corteo ha attraversato le vie del centro per pubblicizzare la protesta a Teulada. La manifestazione si è sciolta davanti alla sede del Comando militare, i cui muri sono stati imbrattati con vernice rossa. Alcune torce fumogene usate durante il corteo hanno accidentalmente infiammato la vernice e le fiamme hanno annerito i muri. Nessuna bomba molotov, dunque. I giornali hanno fatto del sensazionalismo per scoraggiare la manifestazione a Teulada. Ma la nostra lotta andrà avanti”. “Un gesto grave e vile”, ha definito, nonostante le indagini siano ancora aperte, l’episodio di Cagliari il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il cui dicastero ha organizzato con la Marina militare Mare aperto. Il governatore sardo Christian Solinas, a capo di una giunta di centrodestra dalla quale nei giorni scorsi non è venuta una sola parola sui devastanti giochi di guerra in corso nell’isola, ha commentato: “Un gesto odioso, che offende l’intera Sardegna”. L’Anpi regionale in una nota scrive: “Crediamo nella forza della democrazia e riteniamo che gesti come quelli compiuti a Cagliari non siano compatibili con la richiesta – che pure l’Anpi ha avanzato e per sostenere la quale i pacifisti giustamente manifestano a Teulada – di uno stop delle esercitazioni militari in corso nei mari e nei poligoni del sud dell’isola”.