Cinque sale con apparecchiature avanzate, un reparto odontoiatrico con doppia poltrona: è l’ambulatorio Purgatorio ad Arco, 200 metri quadrati ristrutturati dalla Fondazione Massimo Leone, ospitato nei locali concessi in comodato d’uso dall’Opera Pia Purgatorio ad Arco. Visite (gratuite) odontoiatriche, cardiologiche, dermatologiche e consultazioni per l’area della medicina generale, dell’otorinolaringoiatria, pneumologia, ginecologia, oculistica, psichiatria. L’iniziativa ha il sostegno del progetto Opera 5 che ha avuto un finanziamento di 600mila euro dalla Fondazione Con il Sud e 150mila dai partner.

CI TROVIAMO NEL CENTRO STORICO, zona Decumani, l’ambulatorio copre i bisogni di salute di chi non ha i soldi per il privato e non riesce a entrare nel pubblico. Aurora Caliendo, coordinatrice della fondazione Massimo Leoni: «Avevamo già due ambulatori attivi sul territorio: uno coordinato dall’associazione Riario Sforza, l’altro gestito da noi nei locali del dormitorio pubblico del comune di Napoli. Abbiamo inaugurato il terzo». Non si sostituiscono al pubblico ma orientano al Servizio sanitario nazionale: «L’accesso alle cure può essere difficile – prosegue Caliendo -. Quando le persone si trovano in condizioni di povertà sanitaria talvolta non hanno il medico di base, i sistemi informatizzati sono un’altra barriera, vanno accompagnate nel processo burocratico. In ambulatorio offriamo una spazio di ascolto e presa in carico. Ci occupiamo anche di senza fissa dimora, persone che a volte hanno perso l’identità, molti non hanno un domicilio, per ottenere un medico di base ci raccordiamo con i servizi sociali del comune. Venti anni fa i senza fissa dimora erano soprattutto nella fascia 50/60 anni, oggi per strada troviamo i ragazzi, persone di 30 anni in difficoltà ma anche motivate ad assumere competenze nuove, farsi accompagnare in percorsi lavorativi».

DA MARZO 2022 il progetto ha preso in carico 919 persone. Un approccio che ricorda quello che avrebbero dovuto avere i distretti sanitari e che, in molte parti del territorio, non si è mai realizzato. Una missione che poi è stata dirottata sulle Case di Comunità, che però il nuovo governo ha messo in discussione. Ma i bisogni non spariscono. «Gli utenti si rivolgono ai nostri servizi gratuiti per un’esigenza immediata di cura, gli operatori dell’area sociale cercano di accompagnarli verso la prevenzione. Facciamo campagne vaccinali, antitumorali, screening».

IL MINISTRO SCHILLACI ha chiarito qual è la ricetta del governo: «Bisogna mettere nel sistema tutte le possibilità che ha il cittadino, quindi sia la sanità pubblica che il privato convenzionato». Chi è fuori da questo circuito è destinato a restarci senza una rete sul territorio. A Materdei c’è l’ambulatorio popolare dell’Ex opg Je so’ pazzo, racconta Claudia Di Ludovico: «L’abbiamo aperto nel 2017, era nato come sportello d’ascolto per fornire supporto psicologico poi la platea dei medici si è allargata fino a circa 40: alcuni sono fissi e prestano servizio settimanalmente a titolo gratuito, altri possono essere chiamati quando c’è un’esigenza specialistica. Gli studenti di medicina organizzano la segreteria e fanno triage».

GLI UTENTI? «Chi non ha documenti – prosegue -. Poi ci sono quelli che hanno difficoltà a pagare il ticket: il costo è intorno ai 40 euro ma ad esempio per una visita ginecologica più ecografia diventano 80. Poi ci sono le liste di attesa impossibili. E c’è la barriera linguistica: noi abbiamo “in casa” il Movimento Migranti e Rifugiati, se serve un interprete ci affacciamo nel corridoio e chiediamo, un servizio che difficilmente si trova nelle strutture pubbliche e private. Vengono da noi per la bassa soglia: la burocrazia per persone con bassa scolarità o non italiane può essere complicatissima».

HANNO COMINCIATO con macchinari donati, tre anni fa con la raccolta fondi hanno comprato un ecografo di ultima generazione portatile per utilizzarlo dove serve. Adesso hanno ordinato una sonda ginecologica compatibile con l’ecografo. «La nostra idea – spiega Di Ludovico – non è sostituisci al Sistema sanitario ma far entrare le persone nel sistema per proseguire i follow up. Quando facciamo le giornate di prevenzione c’è il pienone. Manca la medicina territoriale, i consultori sono pochi, meno di quando preveda la legge».

A BAGNOLI c’è la Casa del popolo Villa Medusa. Ex quartiere operaio, chiuse le fabbriche sono spariti i servizi. Gli attivisti di Villa Medusa stanno lavorando alla costituzione di un ambulatorio popolare: «La sanità pubblica – racconta Ludovica – è diventata simile a un’azienda, un modello basato sulle prestazioni e non sulla presa in carico. Siamo partiti dallo sportello psicologico “Reciprocamente” e dalle lotte per la salute».

LOTTE PER LA BONIFICA di Bagnoli ma anche per la riapertura del plesso di via Enea: «Era un consultorio – prosegue – e poi la sede dell’Asl chiusa poco prima della pandemia. Durante il Covid siamo rimasti s

La redazione consiglia:
Sanità sottofinanziata di 50 miliardienza l’unico presidio di sanità territoriale del quartiere. L’8 marzo scorso l’abbiamo occupato, abbiamo continuato a batterci fino a quando la regione ha deciso di trasformarlo in Casa di Comunità ma ci vorranno alcuni anni. Così abbiamo iniziato il controllo popolare del processo e all’Asl abbiamo chiesto una soluzione ponte. Intanto, stiamo cercano medici e infermieri per aprire l’ambulatorio. Vogliamo aiutare le persone a orientarsi, fare campagne di informazione per renderle più consapevoli ma anche protagoniste delle lotte per la salute».