C’erano le delegazioni di venti Paesi ieri in piazza San Pietro per il funerale di Benedetto XVI. Tutte arrivate in Vaticano in forma privata però, perché quelli del papa emerito non erano funerali di Stato, visto che con le dimissioni da pontefice Ratzinger era decaduto anche da «sovrano della Città del Vaticano».

Due sole le rappresentanze ufficiali invitate dalla Santa sede: italiana e tedesca.

Per l’Italia c’era il presidente della Repubblica Mattarella, la premier Meloni, il presidente della Camera Fontana e il vicepresidente del Senato Gasparri (La Russa era influenzato). Poi mezzo governo: Tajani, Giorgetti, Crosetto, Nordio, Bernini, Lollobrigida e Sangiuliano. Infine qualche ex di lusso: Draghi, poi Casini e Marcello Pera, che con Ratzinger ha scritto un paio di libri dedicati alle radici cristiane dell’Europa, una delle fissazioni del papa emerito.

Anche la Germania era rappresentata al massimi livelli, con il presidente Steinmeier, il cancelliere Schoz e, dalla Baviera – regione natale di Ratzinger –, il governatore Söder.

Poi gli altri, fuori dal protocollo dell’ufficialità. Per la Spagna l’ex regina Sofia e il ministro Bolaños. I reali del Belgio Filippo e Matilde. Per il Portogallo – unico Paese insieme a l’Italia a proclamare il lutto nazionale – il presidente Rebelo de Sousa. La Francia ha inviato il ministro degli Interni Darmanin. Dalla Polonia sono arrivati il presidente Duda e il premier Morawiecki, dall’Ungheria il presidente Novak, mentre il premier Orban si era fatto vedere durante l’esposizione del corpo di Ratzinger a San Pietro. Poi la Slovenia con il presidente Musar e la Croazia, con il ministro degli Esteri Radman. Gli Usa hanno inviato l’ambasciatore presso la santa Sede, Donnelly.

Tantissime e dal tutto il mondo le delegazioni religiose, con rappresentanti delle Chiese cristiane (c’era anche il Patriacato di Mosca con il “ministro degli esteri” Antonij), dell’ebraismo e dell’Islam.