Matteo Salvini si presenta in piazza a Roma, alla Bocca della verità, insieme ai candidati per il Campidoglio Enrico Michetti e Simonetta Matone. La folla rada sotto il sole cerca riparo nei giardinetti ai lati della piazza ma i leghisti assicurano: «Nonostante le restrizioni siamo 5 mila». Ci sono i leghisti di governo: il ministro del turismo Massimo Garavaglia e i presidenti di Regione Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga. Assente «per motivi personali» l’altro ministro, quello allo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

Matone, designata come prosindaca, rivendica il suo ruolo: «Per noi uno non vale uno». «Con Michetti andremo d’accordo – dice – perché veniamo da mondi diversi». Il tribuno romano che corre da sindaco gioca la carta della nostalgia dei tempi che furono: «Un tempo Roma rappresentava la più bella cartolina del pianeta, oggi invece ci conoscono per i rifiuti che gli mandiamo».

Il palco questa volta è senza simboli. Così si cerca di inseguire l’ispirazione civica che le destre vogliono dare alle prossime elezioni amministrative: «Perché – spiega proprio Salvini – prima viene l’Italia e poi gli interessi di partito». Il leader lancia frecciatine a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia («Per noi sarebbe stato molto facile restare all’opposizione», ironizza) e fa appello al centrodestra perché si parta davvero con il progetto della federazione: «Io insisto a chiedere a tutti gli amici del centrodestra di metterci insieme per aiutare l’Italia e gli italiani, di lasciar da parte gelosie, egoismi, divisioni e di unirci» attraverso «una carta fondativa di valori comuni» che dovrebbe avere come punto centrale «soprattutto la libertà». Di questo il leader dovrebbe parlare prossimamente con Silvio Berlusconi.