Il Ponte sullo Stretto per Matteo Salvini è un punto d’onore: «Vado avanti dritto. Conto che la società Stretto di Messina entro 30 giorni a seguire dia risposte a tutte le osservazioni fatte dagli altri ministeri: l’obiettivo è arrivare all’avvio dei lavori entro l’estate 2024» ha detto ieri il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture nel corso del suo intervento a un convegno promosso da Confcooperative. La settimana scorsa, del resto, alla riunione del G7, aveva attaccato a fronte bassa: «Per ogni opera pubblica in Italia spunta qualche comitato del No. Per questo negli ultimi anni è stato difficile investire» aveva detto, citando anche il Ponte tra Calabria e Sicilia tra le opere osteggiate dai comitati che «ritengono le nuove infrastrutture inutili, obsolete, dannose per l’ambiente».

Salvini spinge, forse anche troppo: il suo cronoprogramma è smentito quasi in diretta dall’amministratore delegato della società Stretto di Messina spa, Pietro Ciucci, che ospite della trasmissione 24 mattino, su Radio24, ha immaginato l’apertura del cantiere vero e proprio nel 2025. Entro la fine dell’estate dovrebbe arrivare invece secondo Ciucci l’approvazione del Cipess, il Comitato interministeriale chiamato a garantire la copertura degli investimenti pubblici. Ieri anche Gilberto Pichetto Fratin ha provato a placare le discussioni innescate dalle oltre 230 osservazioni che il suo ministero dell’Ambiente ha avanzato di fronte al progetto predisposto dalla società amministrata da Ciucci: «È del tutto ordinario che ci siano osservazioni e richieste di dati e informazioni tecniche. Il documento lo si può vedere sul sito del ministero e se si fa il confronto con altri documenti è abbastanza ordinario, non contiene nulla di eccezionale. Ci sarà da parte della società progettista la risposta alla richiesta di chiarimenti».

Forse è vero, come ha detto Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Fi, che le richiesta di chiarimento «sono tante perché il progetto è straordinariamente grande», ma l’opposizione non è d’accordo. Ieri a Roma il Pd ha presentato la propria relazione sottoposta al ministero dell’Ambiente, realizzata dialogando con le organizzazioni ambientaliste che da decenni contestano un’opera pensata negli anni Settanta: «Il ponte sullo Stretto è un enorme giocattolone per la propaganda di un politico che non considera l’immane emorragia di fondi pubblici che questo progetto comporterebbe e ignora le devastazioni ambientali che porterebbe al sud del nostro Paese» ha dichiarato Annalisa Corrado, responsabile dem per la Conversione ecologica, clima, green economy e Agenda 2030. Tra le tante criticità, c’è anche la previsione che il ponte, di fatto, non si potrà utilizzare «dato che le previsioni sono che rimarrebbe chiuso almeno 70 giorni all’anno a causa del vento» come ha spiegato Franco Piro, responsabile dipartimento Economia del Pd Sicilia.