Fabrizio Russo, segretario generale Filcams Cgil, domani chiamate allo sciopero ben 5 milioni di lavoratori dei vari settori di quello che una volta si chiamava terziario. Hanno tutti i contratti scaduti da almeno 3 anni. E intanto l’inflazione è galoppata.

Il segretario generale della FIlcams Cgil Fabrizio Russo

E terziario continua ad essere, il terziario nel suo complesso. È una mobilitazione senza precedenti per la categoria che coinvolge 12 contratti nazionali, tra quelli dimensionalmente e politicamente più rilevanti: 4 del commercio e 8 riconducibili alla filiera del turismo, della ristorazione e della cultura. Il tema centrale del mancato rinnovo è senz’altro il recupero dell’inflazione, il motivo della rottura delle trattative l’indisponibilità da parte delle controparti – Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital, Fipe, Angem, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi e Agci Servizi, Federalberghi, Faita, Federcamping, Fiavet, Federturismo Aica, Confturismo, Federterme, Assohotel, Assocamping, Assoviaggi, Fiba e Fiepet, – tutte, nessuna esclusa, a prendere a riferimento gli indici Ipca, che per quanto ci riguarda invece rappresenta un presupposto imprescindibile per la negoziazione del contratto. Ad oggi le associazioni datoriali si sono rese disponibili a un riconoscimento economico ampiamente al di sotto della metà di quanto previsto dall’osservanza degli indici.

La frammentazione delle sigle padronali da voi rasenta l’incredibile: le grandi catene dei supermercati con Federdistribuzione, Confindustria spaccata in più parti, Confcommercio uguale. Non servirebbe una legge sulla rappresentanza anche per loro?
Servirebbe una legge sulla rappresentanza in generale e si, servirebbe anche per loro. Non ci sono altri settori che hanno subito una scomposizione del versante datoriale della stessa portata di quella che ha interessato il terziario. Soprattutto con l’ultima tornata negoziale si è assistito a una moltiplicazione dei contratti nazionali, che per quanto riguarda ad esempio turismo e ristorazione sono più che raddoppiati.

Diversamente dalle confederazioni che sono divise, lo sciopero di domani è unitario: come avete fatto a convincere anche la Fisascat Cisl?
Nel rispetto tra organizzazioni, nessuno ha dovuto convincere nessuno. Beneficiamo di un’impostazione unitaria sulla quale Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno equamente investito e della quale continuano ad essere convinte.

La Filcams rappresenta la prima categoria per iscritti della Cgil. La partita dei vostri contratti fatalmente detterà la linea per tutti i prossimi rinnovi. Una bella responsabilità.
È indiscutibile la rilevanza politica e dimensionale dei contratti dei nostri settori, ma ciascun contratto ha una storia a sé. La situazione di complessiva difficoltà in cui versa la categoria non può certo essere presa a riferimento rispetto ad altri settori economici e produttivi che hanno le loro specificità.

Fra le parti datoriali importanti, specie nella grande distribuzione, ci sono le cooperative: crede sia possibile fare leva sulle comuni radici con il sindacato o ormai la cooperazione è un mondo tale e quale alle aziende private?
Il contratto della Distribuzione cooperativa è scaduto da quattro anni, esattamente come quelli di Confcommercio, di Federdistribuzione e di Confesercenti. Gli incrementi salariali che sono stati prospettati dalle controparti della cooperazione rispondono all’esclusivo criterio della sostenibilità aziendale. Al di sotto di qualsiasi previsione, anche dell’Ipca; a questo punto qual è la distinzione tra una qualsiasi azienda privata e una della distribuzione cooperativa?

I vostri settori sono quelli in cui sono più utilizzati i part time involontari e dove è più spiccato il ricorso alle agenzie interinali: come si può combattere la precarietà? Serve un intervento legislativo?
In termini più generali lavoro irregolare e precarietà sono le piaghe endemiche dei nostri settori e sono tra i temi rispetto ai quali si sono determinate delle distanze nelle trattative che hanno portato alla rottura.