Alla fine anche la Russia ha dovuto arrendersi e iniziare a prendere serie misure per contrastare il coronavirus. Ieri il primo decesso, una donna di 79 affetta anche da diabete, è stato un shock psicologico per la popolazione russa. Il fenomeno è ancora limitato (solo 199 casi ma il tampone non viene prescritto sotto i 38,5 di febbre) e in gran parte circoscritto a Mosca, ma i 142 casi – di cui 14 posti in rianimazione – dell’ultima settimana hanno fatto suonare il campanello d’allarme alle autorità.

Ieri il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin ha decretato il divieto di ogni iniziativa pubblica al di sopra delle 50 persone dopo che la scorsa settimana erano state vietate quelle oltre le 5 mila. Finalmente gli studenti sono stati lasciati a casa. Tutte misure prese isolatamente e senza alcun coordinamento anche da altre amministrazioni locali come a San Pietroburgo e Rostov sul Don, mentre sugli Urali e in Siberia la vita prosegue come prima. Anche se ieri anche lì sono comparsi i primi casi.

Per ora nelle grandi città europee della Federazione i sindaci oscillano tra il timore di fermare tutto – con le ricadute economiche del caso – e il terrore che il virus si sviluppi seppur a passo di tartaruga. Il sistema sanitario russo, che vive di eccellenze isolate ma che è dotato di strutture spesso modeste in provincia, potrebbe entrare facilmente in corto circuito se i casi continuassero ad aumentare. Malgrado ciò la Tv russa non fornisce ancora sistematicamente le informazioni fondamentali per proteggersi dalla malattia. In metropolitana nessuno usa le mascherine e non vengono rispettate le distanze di sicurezza.

Nel frattempo però in tutto il paese è iniziata la corsa all’approvvigionamento dei prodotti di prima necessità. Gli scaffali di pasta, riso, zucchero e sale e di ogni tipo di disinfettante risultavano desolatamente vuoti già lo scorso week-end. Putin ha fatto appello al buon senso: «C’è tutto per tutti, state calmi» ha dichiarato in Tv. Ma i russi, dopo aver visto quanto avvenuto in Europa, preferiscono mettersi al riparo da ogni evenienza. Malgrado ciò il presidente russo per ora esclude di rimandare il referendum sulle modifiche costituzionali fissato per il 22 aprile. E ha addirittura ipotizzato il voto elettronico da casa su computer o tablet forniti dallo Stato che rischierebbe di essere segnato da brogli e falsificazioni, a detta dell’opposizione.

Il governo ha assunto solo tre misure, almeno per ora. Ha bloccato l’esportazione di mascherine (in farmacia sono irrintracciabili), ha sigillato il paese in entrata e in uscita, messo a disposizione 5 miliardi di euro per sostenere l’economia. Assai poco se si calcola gli effetti indotti sulla divisa russa dal calo del prezzo del petrolio e le prospettive di recessione mondiale. Ieri il rublo ha continuato la sua inesorabile caduta negli inferi, quotato a 89 contro l’euro mentre il dollaro sfondava il tetto degli 80 rubli. Secondo Bloomberg la moneta russa potrebbe continuare a deprezzarsi fino a raggiungere l’1 a 120 contro euro.
Per il quotidiano economico Kommersant «le compagnie aeree russe sarebbero sull’orlo della bancarotta». Le perdite delle compagnie aeree e a causa della chiusura dei voli internazionali supereranno i 100 miliardi di rubli, secondo le stime dell’Agenzia federale del trasporto aereo. «Le restrizioni al traffico internazionale dovute alla pandemia e al tasso di cambio del rublo aumentano i rischi di fallimento» ha affermato il vice capo del Ministero dei trasporti Alexander Neradko. La prima a saltare sarebbe la compagnia siberiana Utair, già in crisi da mesi.