L’altro ieri la polizia di Mosca ha arrestato il giornalista Ivan Golunov accusandolo di uso e spaccio di sostanze stupefacenti. Golunov, 36 anni, è un reporter del portale d’opposizione Meduza noto per le sue inchieste contro il sistema di corruzione che investe il mondo del business nella capitale e per questo era stato molte volte minacciato di morte.

Secondo i magistrati che hanno convalidato l’arresto poche ore fa Golunov, invece, farebbe parte di una pericolosa organizzazione criminale dedita al commercio di droghe, un’accusa che può costare in Russia dai 10 ai 20 anni di reclusione.

Subito dopo però è giunta la notizia di una drammatica svolta nell’inchiesta: il giornalista è stato ricoverato d’urgenza in ospedale per un malore dovuto alle percosse e torture subite dalla polizia.

I MEDICI che hanno visitato Godunov hanno riscontrato «un ematoma della regione occipitale del cuoio capelluto, abrasioni multiple del torace lungo la superficie anteriore e posteriore del corpo, le vertebre 10-11 risultano incrinate e c’è un sospetto di commozione cerebrale».

Di fronte a uno scandalo che sta montando di ora in ora anche il governo corre ai ripari e vuole adesso vederci chiaro su quanto avvenuto. Gli organi di controllo del ministero degli interni hanno aperto una inchiesta su quanto è avvenuto.

«VISTA LA REAZIONE dell’opinione pubblica andremo a verificare nel dettaglio se le azioni della polizia siano state strettamente legali. Siamo sicuri che lo stesso ministro Vladimir Kolokolzev se accerterà infrazioni da parte degli organi di sicurezza, non lascerà impuniti i responsabili». La versione della polizia era già stata messa in discussione dagli avvocati e dagli amici del giornalista sin dall’altro ieri. Gli organi di sicurezza affermano di aver arrestato Golunov nel pomeriggio del 7 giugno sulla sua automobile dopo averlo trovato in possesso di 4 grammi di metilefredina (successivamente la polizia afferma di aver trovato nel suo appartamento durante la perquisizione anche 5 grammi di cocaina).

Al contrario – invece – il giornalista afferma di essere stato arrestato nella notte del 6 giugno, di essere stato picchiato e non aver potuto quindi per oltre 11 ore contattare avvocati e conoscenti mentre la droga gli sarebbe stata insinuata in tasca da un agente. Dei particolari che se confermati ricorderebbero da vicino tragici casi di cronaca avvenuti nel passato anche in Italia.

SECONDO IL SUO DIFENSORE – successivamente – sarebbe stato detenuto «in condizioni che non rispettano né i diritti umani elementari né la legislazione russa: Golunov non ha ricevuto razioni alimentari e impedito di prender sonno».

La mobilitazione del mondo dell’informazione è iniziata immediatamente. Il sindacato dei giornalisti russi nel chiedere l’immediata liberazione del collega «considera poco credibili le accuse formulate contro Godunov, giudica intollerabili le condizioni in cui viene detenuto e le modalità del suo arresto ed esprime preoccupazione per lo stato crescente di intimidazione contro il libero giornalismo». Il celebre giornalista sportivo Yurii Dud ha proclamato la sua solidarietà con l’arrestato e persino il più famoso opinionista televisivo russo, Vladimir Solovev, molto vicino a Putin, ha dichiarato di essere «perplesso» e di «voler monitorare da vicino» quanto successo.

E dall’Europa anche l’Ocse chiede l’immediata liberazione di Golunov. Intanto picchetti e presidi spontanei contro le presunte violenze della polizia sono in corso in molte città della Russia. A Perm e a Mosca la polizia ha fermato alcuni dimostranti accusandoli di «intemperanze».