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Roma esplode di verde: «Basta parole, è ora di agire»

Roma esplode di verde: «Basta parole, è ora di agire»

Autunno caldo Oltre 200 mila nella capitale. Le voci dei giovani e giovanissimi che lottano per difendere il clima

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 28 settembre 2019

«È pieno di ragazzi», esclama sorpresa una donna sulla cinquantina in piazzale dei Cinquecento, davanti alla stazione Termini di Roma. Sono le 10.15 e dietro di lei scorre un corteo che già da lontano sembra enorme. Da piazzale Aldo Moro stanno arrivando circa 200 universitari con un grande striscione che riprende le parole pronunciate da Greta Thunberg alle Nazione unite: «How dare you?». «Come osate?». Firmato Sapienza per il futuro.

A DIFFERENZA degli altri grandi movimenti studenteschi, però, stavolta la scena non è di chi frequenta l’università. Entrando nel fiume in piena che da piazza della Repubblica ha già inondato via Cavour, diretto verso via dei Fori Imperiali e poi piazza Venezia, si rimane colpiti dall’età media dei partecipanti: è bassissima.

NEL TERZO SCIOPERO GLOBALE per il clima, gli spezzoni che compongono la manifestazione sono più definiti rispetto al 15 marzo e al 24 maggio di quest’anno. Gli appuntamenti precedenti avevano più l’aspetto di grandi e disordinate adunate. Le ragazze e i ragazzi delle scuole superiori romane compongono dei blocchi aperti da striscioni firmati con il nome dell’istituto e animati da tantissimi cartelli scritti e colorati a mano. In piazza ci sono soprattutto licei: i prestigiosi Tasso e Righi del centrale quartiere di Prati; l’Eugenio Montale di via di Bravetta, a Roma ovest; il Socrate, il Peano e l’Aristotele situati a Roma sud, da Garbatella al più periferico Laurentino.

«STIAMO MANIFESTANDO perché i governi, compreso il nuovo, non fanno nulla per l’ambiente – afferma Tommaso, 17 anni, studente del Socrate – Questo sistema politico ed economico non tutela il nostro futuro. L’Ipcc ha detto che senza scelte radicali tra 50 anni non ci saranno le stesse possibilità di vita sulla Terra. Non si può continuare con questo modello di consumo sfrenato, di distruzione delle risorse e di poca attenzione alle fonti energetiche rinnovabili». Greta? «Greta è il simbolo di un movimento vastissimo, è il volto più famoso dei Fridays For Future. Ma in piazza siamo migliaia, milioni in tutto il mondo. Ed è importante discutere tra noi per costruire insieme le nostre rivendicazioni, le nostre battaglie».

LUCREZIA HA 17 ANNI e frequenta il liceo Montale: «È la prima volta che partecipo a un movimento. Sento le tematiche ecologiche come fondamentali e molto urgenti per tutti. Oggi siamo venuti insieme da scuola, portando la bandiera del nostro liceo. Nelle assemblee di istituto, dopo una parte dedicata ai problemi interni, affrontiamo spesso le tematiche ambientali e ci confrontiamo. A volte, con alcuni docenti, capita anche di parlarne a lezione».

ACCANTO A UN RAGAZZO che agita un cartello con scritto «Salviamo il pianeta, è l’unico con Piero Angela», tre ragazze giovanissime sfilano tenendosi per mano. Hanno 14, 14 e 15 anni. Frequentano il liceo Tacito. «Stiamo manifestando perché siamo contro il cambiamento climatico – dice Martina – Pensiamo che in futuro le nuove generazioni debbano avere gli stessi diritti di quelle che le hanno precedute. La situazione è grave, senza una netta inversione di rotta non ce la faremo». Ironia e creatività caratterizzano il corteo, ma non tolgono spazio a una consapevolezza profonda delle ragioni della protesta. «Per cambiare bisogna partire dalle piccole azioni, usare meno le automobili, ridurre il consumo di plastica, spegnere la luce quando si esce di casa», sostiene Gaia. «La responsabilità, però, è anche dei governi che devono fermare le emissioni di Co2 e mettere fine alle guerre che uccidono, distruggono e inquinano. Sembrano tutti d’accordo con noi questi politici, ma non è più il tempo delle promesse. Devono agire», le fa eco Marta.

INTANTO passa un lungo striscione delle scuole di «Roma sud for future», che recita: «Se non ora quando? Se non noi chi?». Accanto, cammina Ginevra. Ha 16 anni e studia al liceo artistico statale di viale del Pinturicchio, quartiere Flaminio, parte nord della capitale. «Manifestare e scioperare serve – afferma con la voce rotta dall’emozione della prima intervista – Dobbiamo far sentire le esigenze dei più giovani su una questione che riguarda soprattutto noi. Oggi è un dovere stare in questa piazza».

CHI SONO I PIÙ GIOVANI nella manifestazione? Difficile dirlo con esattezza. Il corteo è pieno di genitori che tengono per mano figli piccoli e piccolissimi. Alcuni protestano con il gruppo di amichetti. Altri con la squadra di minibasket o minivolley. Ci sono poi le scuole elementari e medie, con gli spezzoni tenuti sotto controllo da mamme, papà e insegnanti e i bambini dietro lo striscione disegnato in classe.

«SIAMO QUI con quasi tutta la scuola – dice con un pizzico di orgoglio Enrico, insegnante di lettere nell’istituto comprensivo Giuseppe Mazzini – I genitori hanno aiutato a portare in piazza i ragazzi, anche perché io sto scioperando, ma la spinta vera è venuta da loro. Ci tenevano moltissimo a partecipare. E considera che sono piccoli, hanno 11, 12 anni». Perché? «Nelle scuole si insegna già da un po’ educazione ambientale – continua il prof – ma fino a poco tempo fa era una materia come le altre. Noi spiegavamo qualcosa e loro apprendevano. Adesso, e in maniera molto rapida, è cambiato tutto. Le sollecitazioni arrivano dai nostri giovani studenti: fanno domande, dimostrano curiosità, approfondiscono, a volte in classe dicono cose che neanche noi docenti sappiamo».

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